Integrazione, Ora punta sul «Joy» 

Creato un giardino dell’incontro di 800 metri dove convivono giovani, anziani e migranti


di Sara Martinello


ORA. Un semplice appezzamento di terra nel centro del paese donato da una donna generosa sta diventando un giardino dove i bambini giocano e imparano ad amare la vita all’aperto, un orto per i residenti, un luogo dove regna la pace. La pace faticosamente cercata da chi ha dovuto lasciare il proprio Paese, innanzitutto. Perché il Giardino dell’incontro Joy è il frutto del lavoro - del tutto volontario - degli ospiti del Centro di accoglienza straordinaria (Cas) Ex Pernter di via Vecchia, che ogni giorno da febbraio si danno da fare per dare a Ora un posto sereno e piacevole per tutti.

La storia è questa: la signora Ulrike Tomedi, di Egna, donando questi 800 metri quadrati al Comune di Ora, aveva posto la condizione che l’area divenisse un punto d’incontro per tutta la comunità. Detto, fatto. Il Comune ha chiamato a collaborare il centro giovanile Joy e l’associazione Volontarius, che gestisce l’Ex Pernter e così molti dei 41 ospiti del Cas hanno sradicato le erbacce e sistemato la terra in aiuole, aiutati da tre giovani del Joy e dagli alunni delle elementari.

Joseph Xavier Kunnath è un padre di famiglia che in India lavorava come falegname: è stato lui a costruire le panchine usando materiali di recupero. Mostra il progetto della piccola serra a cui sta lavorando da mattina a sera - darà ai giovanissimi uno sguardo più ampio sulla coltura del giardino. Il curdo iracheno Dastan Jabari viene da Kirkuk, dove era chef, e ora ha in mente di proporre dei pranzi sotto una tettoia che sarà costruita per ospitare picnic, grigliate e lezioni all’aperto. E poi c’è la nigeriana Promise Ogbidi: «Il mio compito è controllare che i bambini giochino in sicurezza. Per me poter fare del volontariato in questo giardino è un privilegio, posso stringere amicizie, fare nuove conoscenze, imparare l’italiano», spiega, mentre sospinge il passeggino della sua bambina.

Qui ognuno dà quello che può, in armonia col lavoro altrui, portando a Ora una ventata di novità che fa bene a tutti. «Oltre alle elementari sono coinvolti anche i bambini della materna, le famiglie dell’Elki e tutti coloro che si vogliano avvicinare al giardino - così Patrick Pancheri, coordinatore del progetto - Sono già una ventina i residenti e i profughi che hanno un’aiuola propria, compreso il caffè Prossliner, che userà in cucina i prodotti a chilometro zero dell’orto. Al progetto del giardino intrecciamo il progetto Time Out, pensato per ragazzi che hanno abbandonato gli studi e che qui, lavorando la terra e aiutando coi progetti di falegnameria, riescono a sentirsi in pace. Per le scuole, poi, è un modo per dare respiro ai programmi formativi - per esempio, le lezioni di biologia si fanno nel giardino. Gli strumenti li ha dati il Comune, ma il resto viene dalle persone che qui prestano servizio volontario». Il Giardino dell’incontro Joy è un posto pieno di vita. Bimbi e adulti tornano, come Ulisse torna alla sua Itaca dopo un viaggio travagliato, al legame tra l’uomo e la terra, al tepore della primavera in un orto fiorito, al lavoro collettivo per la comunità. Come desiderava Ulrike Tomedi.













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