«L’addio a Prati? Va cancellato anche Cadorna» 

Il comandante degli Schützen: «Vi fu una scelta politica per l’intitolazione all’irredentista trentino»


di Sara Martinello


LAGHETTI DI EGNA. È una questione di partecipazione il motivo che ha portato alcuni cittadini di Laghetti a costituirsi in comitato per chiedere con un referendum l’abrogazione della delibera con cui nel maggio del 2017 la giunta comunale di Egna cambiò in “piazza della Chiesa” il nome di piazza Giovanni Prati. Una risposta democratica a quella che invece si configurò, nel 2017, come iniziativa dal sapore etnico: a promuovere la variazione toponomastica furono infatti gli Schützen e il Kulturverein Laag. Il motivo addotto sarebbe stato che la piazza ormai era comunemente chiamata “piazza della Chiesa”. Praticamente il contrario di quanto successe con piazza Albrecht Dürer, che nella vulgata della frazione era indicata come “piazza Bagolari” o “piazza Centrale”. Solo che per la ridenominazione in “piazza Dürer” il consiglio comunale si riunì a Laghetti, coinvolgendo i residenti. Ben diversamente rispetto al colpo di mano di Svp e Bündnis Neumarkt, le liste di maggioranza che votarono la delibera senza consultare i cittadini, i diretti interessati.

Elmar Thaler, il comandante degli Schützen altoatesini, di questa vicenda ha avuto notizia solo nei giorni scorsi, sebbene ormai la battaglia del comitato pro referendum abbia assunto i contorni di una vicenda epica. Se 72 delle 100 firme raccolte risultassero valide, Laghetti diventerebbe il teatro del primo referendum sulla partecipazione nella storia dell’Alto Adige, e del primo referendum in generale per la Bassa Atesina. Sembrerebbe che Schützen e Kulturverein abbiano voluto agire come Ettore Tolomei.

«Il paragone non regge – risponde Thaler – perché non c’è solo “Kirchplatz”, ma anche “piazza della Chiesa”. Sicuramente ci sarà stata una motivazione politica, quando si decise di chiamarla “piazza Giovanni Prati”, esattamente come per via Amba Alagi o via Cadorna a Bolzano. Che, per inciso, per quanto mi riguarda sarebbero toponimi da cambiare. Una soluzione conciliativa potrebbe essere trovare un altro nome intorno al quale ci sia il consenso di entrambe le parti». Un’alternativa era stata proposta, quella di Sophie Scholl, l’antinazista della Rosa Bianca. Ma qui non si tratta di alternative: la decisione di intraprendere il percorso del referendum è nata per opporsi con decisione a un comportamento della giunta comunale che i cittadini di Laghetti definiscono antidemocratico. Loro stessi hanno più volte affermato che, qualora gli aventi diritto si esprimessero a favore del mantenimento della delibera (e quindi di «piazza della Chiesa»), non avrebbero ulteriori obiezioni. Thaler commenta così la vecchia proposta di ricordare Scholl: «Potrebbe essere una soluzione, ma è da vedere quanti a Laghetti la conoscano e sentano un legame con lei. Si potrebbe ricorrere al nome di un cittadino noto». Torna l’esempio di piazza Dürer, ma stavolta sotto un altro aspetto: fu chiamata così dopo la marcia del Dürer del 2003, «ma prima nessuno qui sapeva chi Albrecht Dürer fosse», ricordano i membri del comitato.













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