L’inceneritore travolto dalle critiche 

La Eco Energy ha esposto il progetto, incassando i dubbi di amministratori, ambientalisti e gente di tutta la Bassa Atesina


di Bruno Tonidandel


CORTACCIA. C’era da aspettarselo. Tutti, ma proprio tutti quelli che sono intervenuti ieri pomeriggio per sentire i dettagli del progetto dell’inceneritore che si vorrebbe costruire nella zona industriale-artigianale di Cortaccia, hanno detto no. Un no convinto, perché questo impianto per il trattamento termico dei rifiuti industriali, non sarebbe assolutamente compatibile con il territorio circostante. Che è costituito prevalentemente da frutteti. La location dell’assemblea ha stupito un po’ tutti: il grande magazzino dove si stivano centinaia di quintali di rifiuti con all’estremità sud del capannone una montagna di immondizie e, dall’altra parte, tre balle di rifiuti plastici compattati. Anche l’odore non era certo quello di un giardino.

Prima dell’intervento del primo relatore, Michele Benvenuti, manager della Eco Energy, l’azienda di Patrick Santini, che vorrebbe realizzare l’impianto, è intervenuto brevemente il sindaco di Cortaccia Martin Fischer che ha spiegato la motivazione dell’appuntamento: «È un’inchiesta pubblica – ha detto – chiesta da noi all’azienda perché ci fornisca dei chiarimenti in merito appunto alla sostenibilità dell’inceneritore». Perché di un inceneritore si tratta con tanto di forno per bruciare non rifiuti urbani ma quelli derivanti dalle industrie e dagli artigiani. Michele Benvenuti ha detto che in Alto Adige di questi rifiuti se ne producono 60 mila tonnellate all’anno che saliranno a 85 mila fra due o tre anni. Rifiuti che – secondo Patrick Santini – finiscono all’estero o nelle discariche. «Noi invece – ha aggiunto – li eliminiamo ricavandone energia elettrica e termica a vantaggio della comunità». Un benefattore quindi, sembrerebbe. Certo, Santini lo fa anche per tornaconto, e lo ha ammesso pure lui, anche se per realizzare questo “forno” dovrà spendere 120 milioni di euro, onere che dovrebbe essere coperto esclusivamente con fondi privati. «E noi come ci finanziamo? - ha aggiunto Santini – In due modi: con il prezzo dei rifiuti che le aziende ci pagano e con i ricavi dalla vendita dell’energia elettrica». Ha poi precisato, e questo è un elemento importante, che i rifiuti che dovrebbero essere bruciati, non sono pericolosi e che provengono solo dall’Alto Adige. «Qui non entreranno rifiuti da nessuna altra località».

Il professor Marco Tubino dell’Università di Trento ha esposto poi i risultati dello studio, composto da mille pagine, di impatto ambientale proposto dall’azienda Eco Energy, mirato soprattutto a garantire la salute dei cittadini, dell’aria e dell’ambiente. Secondo Tubino dall’enorme ciminiera alta 45 metri non usciranno fumi contenenti diossina. Anche l’impatto delle emissioni dei veicoli che porteranno in azienda i rifiuti, è da considerare ridotto. Nella norma sarà l’effetto acustico dell’impianto e nessun danno sarà accusato da flora e fauna del vicino Parco naturale Monte Corno.

Le spiegazioni di tecnici e professori non hanno però convinto la platea. Non sappiamo se avranno convinto anche gli esperti della Provincia di Bolzano a cui spetta l’ultima parola.













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