Laghetti, referendum ad un passo 

Raccolte le firme con le quali si mira a ripristinare piazza Prati (ora piazza Chiesa)


di Sara Martinello


EGNA. Abbatte la soglia delle 90 firme la raccolta organizzata dal comitato referendario di Laghetti di Egna per l’abrogazione della delibera con cui il 2 maggio 2017 la giunta comunale di Egna ha cambiato il nome di piazza Giovanni Prati in piazza della Chiesa. Il numero necessario – 72 firme, il 7% degli elettori residenti nella frazione – era già stato raggiunto con la prima mattinata di raccolta, a dicembre. Ora, nel corso di una seconda sessione che come il mese scorso ha visto la partecipazione di Marco Mariotti e Alessandro Sartori, i due consiglieri comunali autorizzati a presidiare la raccolta, altri venti cittadini hanno varcato la soglia di casa Benati per dare il loro sostegno a una causa portata avanti da diversi mesi.

Dopo la bocciatura del primo quesito referendario presentato, il comitato non si è dato per vinto, formulando un secondo quesito – stavolta in forma abrogativa – che, passato l’estate scorsa l’esame della commissione provinciale per la valutazione dell’ammissibilità dei referendum popolari, potrebbe segnare un momento importante nella storia dell’Alto Adige, qualificandosi come il primo referendum sulla partecipazione. Nonostante il passaggio a “piazza della Chiesa” possa essere percepito quasi come il risultato di una volontà di “cancellazione” del nome del poeta trentino, i membri del comitato referendario hanno ribadito fin dalla prima ora, con fermezza, che la questione è politica, e non etnica, «sebbene in ogni caso questo slittamento vada nella direzione dell’impoverimento culturale, come “via di Mezzo”», così hanno commentato. La confusione sul motivo del referendum ha trovato il suo coronamento nella proposta di intitolare la piazza all’antinazista Sophie Scholl, come a trovare un accordo basato sulla lotta che ha accomunato Italia e Germania. Un accordo “etnico”, quindi. Il reale motivo che ha portato il circolo culturale a raccogliere 250 firme di protesta e i cittadini di Laghetti a costituire un comitato è stata invece l’imposizione del nuovo nome senza che prima fosse consultata la cittadinanza. «Se poi la maggioranza dei cittadini optasse per “piazza Chiesa” saremmo soddisfatti ugualmente. L’importante è che sia rispettata la volontà popolare, che non si aggirino le pratiche democratiche», così il comitato. (s.m.)













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