Migliaia in visita al monolite tra i vigneti del baron Longo 

Il luogo di culto. Nel fine settimana l’azienda è stata presa d’assalto ed è stato necessario anche l’intervento dei carabinieri della Bassa L’ha realizzato un artigiano di Velturno copiando dalle foto viste in rete  «Con un amico ho capito che si poteva fare con una spesa non folle»


jimmy milanese


Egna. Prima nel deserto dello Utah, poi in Romania, quindi in California, ma anche sull'isola di Wight, infine, a Egna, presso la tenuta Baron Longo. Il misterioso monolite alto 4 metri apparso all'improvviso in questi luoghi e che da ormai due settimane ha scatenato i media di tutto il mondo, da domenica si è materializzato anche alle porte del borgo medievale della Bassa. Un avvistamento che ha provocato l'arrivo immediato di migliaia di visitatori alla tenuta vitivinicola. A smontare un poco i contenuti fantascientifici della vicenda, ci pensa Anton Baron Longo, erede di una famiglia nobile di Egna che da 4 secoli produce vino in una delle aree vitivinicole più antiche d'Italia. «Quella domenica mattina un vicino ci ha svegliato, spiegando preoccupato che nel mio giardino c'era una strana struttura metallica e da li è partito il tam tam sui media di tutt'Italia», spiega Longo che continua, svelando il mistero: «Avevamo visto in internet questa cosa del monolite che come per magia appariva in giro per il mondo, quindi mi sono detto che sarebbe stato bello avere qualcosa del genere anche in Alto Adige, soprattutto in questo periodo dove tutti sono concentrati sul Covid», sottolinea l'imprenditore. A quel punto, anche come trovata pubblicitaria, l'idea di portare un monolite simile nella tenuta vitivinicola si è materializzato. «Ho chiamato un amico per un consiglio e abbiamo capito che con una spesa non elevata avremmo potuto realizzare un monolite come quelli apparsi negli Stati Uniti. A Velturno un artigiano ha realizzato l'opera, copiando il manufatto dalle foto che avevamo visto in rete e di notte, sabato 5 dicembre, lo abbiamo sistemato nel giardino, aspettando le reazioni», spiega Longo. Reazioni che non hanno tardato a materializzarsi, con i media di tutt'Italia attirati dalla notizia della apparizione dell’ennesimo misterioso monolite, però in un vigneto di Egna. La paternità di quelle apparizioni poco dopo è stata attribuita a un collettivo di artisti che va sotto il nome di “The Most Famous Artist” (Il Più Famoso Artista), dietro al quale si nasconde la figura del creativo americano Matty Mo che spiega: «Un buon artista è quello capace di utilizzare gli strumenti del suo tempo, raccontare le storie del suo tempo e contestualizzare tutto questo in accordo con il passato e in questo, si, sono il più grande artista, perché so come usare internet, strumento del nostro tempo, ma studio anche la produzione degli artisti del passato per capire in che modo quello che loro esprimevano può funzionare nel nostro tempo, e se poi il mercato è pronto o no per questo, non è una domanda che mi pongo», spiega Matty Mo. Da quel passato, l'artista con una formazione alla Università di Standford e una carriera di pubblicitario alle spalle è andato a pescare l'idea del monolite già contenuta nel mitico film “2001: Odissea nello Spazio” di Stanley Kubrick. Un prisma monolitico, nel film del 1968 nero e a forma di parallelepipedo rettangolare, oggi invece a base triangolare e riflettente, ma sempre levigato e posizionato in un luogo dove è impossibile che possa essere considerato come opera dell'uomo. In “2001” lo si trovava tra i primati, su un satellite e in una stanza a milioni di anni luce, nella versione altoatesina è apparso nei vigneti di Egna.

Vigneti che però si prestano a questo esperimento, come spiega Longo: «Il maso del vigneto sorge su una collina la cui formazione perfettamente conoidale rimane ancora oggi un mistero senza spiegazione, all'interno di un'area vocata per la produzione vitivinicola ma allo stesso tempo antica postazione romana della quale ogni tanto spuntano reperti», racconta Longo. Una tenuta nominata già nel 1656 e che fino agli anni Trenta del secolo scorso apparteneva al bisnonno della famiglia Longo, allora sindaco di Egna costretto a fuggire dall'Italia fascistizzata perché il suo vino veniva venduto a Klagenfurt. 270 ettari di terreno dedicato alla produzione dell'uva che si dispongono tra i 270 e i 1050 metri su un terreno che descrive una conca con in mezzo come una figura geometrica talmente regolare da far sorgere le teorie più disparate sulla sua origine geologica. Questo, devono avere pensato le centinaia di visitatori arrivati da tutt'Italia, quando si sono visti di fronte al monolite, tanto che domenica scorsa la stazione locale dei Carabinieri è stata presa d'assalto da persone che telefonavano chiedendo se fosse stato possibile recarsi in Alto Adige per vedere e fotografare il monolite. «Solo domenica sono arrivate almeno mille persone, alle quali ho spiegato la verità, ma in alcuni casi ho notato come non ci fosse nulla da fare, perché quello che molti volevano sentirsi dire era solo una conferma sulla storia del monolite misteriosamente apparso», spiega Longo. Una reazione inaspettata che ha preso di sorpresa gli autori di questo idea, esattamente come è accaduto a Matty Mo, che sulla sua pagina Instagram ha dovuto spiegare che non si sente più responsabile dei fenomeni emulativi circa la sua idea del monolite, visto che in alcune parti del mondo l'apparizione improvvisa di questo manufatto ha causato problemi di ordine pubblico. Anche se l'idea di Matty Mo era proprio quella, ovvero far parlare di sé sui social, come accadde qualche anni fa, quando l'artista americano aveva inventato la “Pink Wall”, ovvero una parete rosa dove a Los Angeles i ragazzi si appoggiavano per scattare un selfie da postare su Instagram. «Non era un’idea banale, basti pensare che su quella parete i ragazzi potevano costruire la loro propria identità Instagram: pratica oggi diffusa in tutto il mondo e che mi ha fatto diventare il più famoso tra gli artisti», spiega Matty Mo, ricordando come il tentativo di far apparire agli altri la propria vita come la migliore possibile sia sempre stata una pulsione del genere umano. In questi giorni, sono decine i ragazzi che si sono precipitati a Egna per immortalarsi di fronte o a fianco di questa opera artistica moderna. Intanto i social di Baron Longo sono esplosi, decuplicando commenti e like, così come in rete centinaia di hashtag indicano al monolite di Egna.















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