Nuove gelate, i contadini temono la carenza idrica 

Temperature sotto zero. Nuova notte movimentata, ma i danni alle mele sono stati scongiurati L’esperto: «Tra Salorno e la zona a sud di Laghetti la falda acquifera potrebbe esaurirsi» 


Bruno Tonidandel


Egna. Continua l’emergenza gelate nei frutteti della Bassa Atesina, ma anche in quelli del Burgraviato, della val Venosta e della val d’Isarco. A dire il vero il fenomeno si era attenuato nella notte fra martedì e mercoledì con temperature che in molte zone non avevano preoccupato più di tanto i frutticoltori, pur allarmati dal suono delle sirene e dai messaggi sms. Il ritorno del gelo invece è tornato prepotentemente a far rabbrividire i contadini, assonnati dopo le molte ore di riposo perse, ma soprattutto gli alberi da frutto l’altra notte, quella fra mercoledì e ieri.

Una notte movimentata.

Nella Bassa Atesina è stata una nottata particolare. Fino alle 23 di mercoledì quasi tutti i frutticoltori della piana dell’Adige, a sud di Bolzano, si aspettavano una notte di riposo. Anche perché le condizioni meteo erano più che favorevoli: cielo coperto con minaccia di qualche rovescio e il vento freddo che aveva spirato tutta la giornata da sud si era attenuato. Poi l’improvvisa inversione di tendenza. Nella mezz’ora subito dopo la mezzanotte le nuvole se ne sono andate e il cielo si è rasserenato con la comparsa delle stelle. Ma soprattutto le temperature nei campi sono scese a picco in pochi minuti passando da 1-2 gradi a meno 3, a seconda delle zone. A questo punto è scattato l’allarme e le sirene dei vari paesi della Bassa si sono messe ad ululare. A Magré a mezzanotte e 25, a Niclara poco più tardi. Nei frutteti sono state azionate le pompe degli impianti antibrina.

Poi, altra inversione di tendenza. Verso le 1.30 del mattino di ieri sono tornate le nuvole quasi minacciose e la colonnina del termometro è ripresa a salire attestandosi a 1-2 gradi sopra lo zero. A questo punto però non era più possibile fermare gli impianti di irrigazione delle colture, che hanno proseguito a bagnare le gemme tenere dei meli fino alle 8. Una notte quindi movimentata durante la quale però, grazie al cielo, sono stati scongiurati i danni alle mele. Almeno nei frutteti dove sono state azionate le pompe degli impianti. Per gli altri, il gelo di meno 3 gradi potrebbe aver causato fenomeni di rugginosità con deprezzamento della frutta.

Le prossime notti.

Come saranno le notti future? Il tempo nel finesettimana dovrebbe essere leggermente perturbato e ciò scongiurerebbe i pericoli dei ritorni di freddo. Sono comunque tre notti che si azionano gli impianti antibrina e a lungo andare potrebbero sorgere problemi per la scarsità dell’acqua. Anche perché quasi tutti gli impianti contro le gelate della Bassa Atesina sono alimentati da pozzi artesiani che “pescano” nelle falde sotterranee. Falde però che potrebbero anche abbassarsi e poi esaurirsi. È accaduto qualche anno fa, quando per effetto di un impiego continuo delle pompe per il susseguirsi di notti di brina l’acqua indispensabile per spruzzare le colture si è esaurita, costringendo i frutticoltori, quelli più fortunati di avere la campagna nei pressi un canale di scolo, per esempio la Fossa grande e la Fossa piccola di Caldaro, ad attingere qui l’acqua per le pompe. Quelli meno fortunati sono stati costretti a tenere spento il trattore o il motore abbinato alla pompa e a sperare in un’inversione delle temperature.

La falda acquifera.

A questo proposito ci siamo rivolti ad un “esperto idrico”, Eduard Franzelin, direttore del Consorzio di bonifica Monte – Salorno con sede a Egna, che controlla sei idrovore e 100 chilometri di corsi d’acqua della Bassa Atesina ad eccezione dell’Adige. Il tecnico assicura che per il momento la falda acquifera, nei 4 mila ettari di competenza, è alta. Quindi per ora non esiste alcun pericolo di carenza idrica. «L’unico problema – aggiunge – riguarda molti agricoltori della zona a sud di Laghetti e di Salorno. Qui per la conformazione del terreno non è stato possibile scavare pozzi, quindi quasi tutti i frutticoltori si riforniscono dalla Fossa Porzen che nasce e si alimenta sotto l’abitato della frazione di Egna e scorre fin sotto Salorno. In caso di frequenti notti di gelo – conclude Franzelin – il livello di questo fossato potrebbe non solo abbassarsi ma addirittura esaurirsi, e allora potrebbero sorgere guai seri per i frutticoltori». Guai che attualmente i contadini non hanno dal punto di vista della mobilità. Gli agricoltori, ma anche i loro famigliari mantenendo possibilmente la distanza di sicurezza, hanno l’autorizzazione a recarsi nelle loro campagne per i normali lavori agrari senza alcun problema.













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