Prati fa discutere a oltre un secolo dalla morte

Laghetti. Giovanni Prati fa ancora discutere a un secolo e mezzo dalla morte, avvenuta nel 1884? È quanto è avvenuto in Alto Adige, nel centro di Laghetti che da sempre aveva una piazza intitolata al...


Graziano Riccadonna


Laghetti. Giovanni Prati fa ancora discutere a un secolo e mezzo dalla morte, avvenuta nel 1884? È quanto è avvenuto in Alto Adige, nel centro di Laghetti che da sempre aveva una piazza intitolata al maggiore poeta trentino, Giovanni Prati (1814-1884). La felice conclusione della battaglia legale per conservare il nome della piazza principale al poeta Giovanni Prati sta a indicare quanto ancor oggi il suo nome possa essere oggetto di battaglie civili. I “falchi” di Egna con l’appoggio del Comune avevano ottenuto la rimozione del nome del poeta dalla piazza del paese per lasciare l’anonimo nome, mai usato storicamente in verità, di “piazza della Chiesa”: ma la reazione del comitato paesano guidato da Fulvio Benati ha fatto intervenire il Tar, che ha dato ragione al comitato. E così la piazza di Laghetti continuerà a chiamarsi “Piazza Giovanni Prati”, il poeta di Dasindo in Trentino.

Il fatto è solo apparentemente paesano, legato alle dinamiche di Egna. In realtà la rimozione rientra in un trend di lungo corso che se per l’Alto Adige ha un sapore nazionalistico, più in generale rientra nell’obsolescenza del personaggio oltreché del poeta. Tutto ciò accade pochi anni dopo l’anno speciale del 2014, “anno pratiano”, proclamato dalla Provincia autonoma di Trento per ricordare i duecento anni dalla nascita, avvenuta a Campo Maggiore, nel Lomaso, dove nasceva il letterato trentino destinato a diventare uno tra i poeti più famosi dell’Ottocento italiano, a prescindere dalla fortuna o dalla sfortuna successive. Studente al Ginnasio ed al Liceo di Trento – istituzione scolastica che nel 1919 sarà ufficialmente intitolata “Liceo classico Giovanni Prati” – ed all’Università di Padova, manifesta fin da giovane una elevata propensione alla composizione poetica.

Nel caso pratiano il bicentenario avrebbe dovuto contribuire a togliere la polvere accumulata nel corso degli anni sulla figura del letterato, soprattutto nell'ultima parte del Novecento. Vari erano (e sono) i motivi che inducono a riconsiderare questo poeta, o meglio a considerarlo come un artista emblematico di un’epoca, quella dell’Ottocento: anzitutto il grande successo che attirò la sua opera, sicuro segnale del gusto romantico e della esemplarità dei suoi scritti, quindi il contributo offerto al diffondersi in Italia di una vera e propria dimensione ‘romantica’ di respiro europeo; infine, il valore di una serie di esiti della sua produzione, seppure limitati, comunque in grado di affermare un ruolo significativo nella storia letteraria dell’Italia unita.

In realtà gli esiti della fortuna pratiana del bicentenario erano stati inconsistenti, tranne “punte” di eccellenza. Tra queste vogliamo citare alcune pubblicazioni che stanno a dimostrare che non tutto il Prati è già stato pubblicato. In effetti in tutti i casi si tratta di autentiche “novità”, in quanto riguardano materiale parzialmente inedito.

Novità culminate nel 2012 con l’epistolario pratiano, auspicato dal professor Giuseppe Amoroso, docente di letteratura italiana presso l’Università di Messina, per colmare la lacuna su un autore sicuramente “minore” ma in grado di ridarci quantomeno l'atmosfera culturale di un'epoca della nostra letteratura: “Ti scrivo dal tavolino di Dumas”. Lettere edite e inedite di Giovanni Prati a cura di Maria Grazia Caruso.

Pur passati ormai i furori propositivi di una rimessa in gioco del poeta e di un suo rientro nell'agone letterario, rimane del Prati la poetica, la voce letteraria che rappresenta pur sempre un’esperienza meritevole di approfondimenti storici ma anche letterari.

Da non cancellare.

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