«Produco quasi tutto ciò che mangio e ne sono orgoglioso» 

Patrick Uccelli è uno dei produttori «bio» emergenti «Usiamo pesticidi ma non lasciano residui sui prodotti»


di Massimiliano Bona


SALORNO. Patrick Uccelli, agricoltore di Salorno di 44 anni, è uno dei sostenitori convinti dell'agricoltura biodinamica. Porta avanti un'azienda con 6 persone (4 familiari e due dipendenti) e coltiva sette ettari e mezzo tra Salorno e Montagna. A caratterizzarlo è l'adesione a "Città slow" - iniziativa che raggruppa anche altre aziende locali - ma anche la scelta di usare pesticidi – come il rame o lo zolfo – che non lasciano residui sul cibo che mangia. Già, perché Uccelli è uno dei pochi agricoltori a poter dire di produrre tre quarti del cibo che mangia. Nella sua azienda ci sono anche patate, mais, maiali, vitelli e altro ancora. Un modello da imitare, soprattutto per le nuove generazioni di imprenditori del settore agricolo, spesso costretti a sottostare alle regole delle grandi industrie del settore agroalimentare. Uccelli ha scelto una strada diversa.

Perché?

«Ritengo giusto sfruttare a pieno la libertà di cambiare quando le cose - come in questo periodo - vanno bene».

Ma la domanda sorge spontanea: lei mangia ciò che produce la sua azienda?

«Posso affermare, con un certo orgoglio, che il 70% del cibo che mangiamo lo produciamo in casa. Ci sono colleghi che, per varie ragioni, l'insalata vanno a comprarla al supermercato».

In commercio ci sono decine di prodotti con residui - pur sempre entro i limiti di legge - di pesticidi. Lei si sente di mangiarli?

«No, mi piace mangiare frutta e verdura con residui zero. E posso farlo grazie anche alla scelta di puntare con decisione sull'agricoltura biologica».

Ma perché ha deciso di puntare su un'azienda agricola biodinamica?

«Perché è un'agricoltura di relazioni e contenuti che dà l'opportunità di non spegnere il cervello. A cambiare, rispetto all'agricoltura convenzionale, è l'approccio. La prima domanda che mi pongo è "cosa posso fare per rendere più forti le mie piante?". C'è invece chi preferisce usare prodotti con azione sistemica».

Anche nel settore "bio" si usano peraltro i pesticidi..

«Sì, non lo nego, ma hanno origini e meccanismi diversi. Rame e zolfo svolgono una proficua azione di copertura e non lasciano, appunto, residui sui prodotti che consumiamo. Una differenza, a mio modo di vedere, sostanziale».

Come valuta le marce contro i pesticidi?

«È giusto scendere in piazza per protestare ma non lo si può fare all'inifinito. Se poi ci viene offerta la possibilità di mediare bisogna sedersi a un tavolo e cercare di trovare soluzioni concrete, nell'interesse di tutte le parti in causa».

Perché ha aderito a "Città Slow"?

«È molto semplice. Partecipo perché credo che, magari non per tutti, ma sicuramente per alcuni, aziende/realtà come quella del sottoscritto possano essere d’esempio nell’ottica di sviluppo di un territorio periferico come quello di Salorno».













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