Salorno, “Dos della Forca” riscrive la storia locale 

L’archeologa Ursula Wierer: «Il sito era frequentato da primavera ad autunno» Dai reperti ricostruiti i modelli di vita e le abitudini delle popolazioni  


di Alan Conti


SALORNO. Il Dos della Forca a Salorno è uno scrigno archeologico che racchiude informazioni molto importanti sulla preistoria del nostro territorio.

Gli scavi sono durati dal 1999 al 2002 e hanno dato vita a convegni e specifici progetti come quello intitolato “Vivere vicino all’acqua”. L’archeologa Ursula Wierer ha seguito tutto questo lavoro passo dopo passo realizzando anche un percorso didattico per le scuole medie con un’esposizione dei lavori portati avanti dai ragazzi. Il sito mesolitico, dunque, è molto particolare. «Il Dos della Forca veniva utilizzato come riparo roccioso» spiega proprio Wierer. «Sono state rinvenute numerose ossa di animali. Sono reperti preziosi perché ci permettono di ricostruire le abitudini e i modelli di vita delle popolazioni che venivano qui. È per questo che sappiamo che praticavano la pesca, la caccia al castoro e al cinghiale e la raccolta dei molluschi». La fauna locale, però, ha portato anche ad una specializzazione. «Esatto, con il tempo questi uomini sono diventati veri maestri nella pesca del luccio. Qualcosa di estremamente difficile e raro. Riuscire a documentare una pesca selettiva praticata 10.000 anni fa è qualcosa di straordinario». Quello che non possono svelare in modo approfondito i resti degli animali sono le abitudini sociali di questi gruppi. «Sulla loro vita quotidiana non possiamo dire molto. Ci poniamo, però, delle domande. Sono adulti che si distaccavano dalle famiglie per venire ad affumicare la preda e poi tornavano indietro oppure erano piccoli nuclei che si spostavano assieme nei pressi di Salorno per poi proseguire? Di sicuro lungo il loro tragitto toccavano anche la Val di Non e l’Altopiano di Folgaria. Arriva da lì, infatti, la selce utilizzata per le armi». Gli animali, infine, danno un indicazione precisa della stagione della loro morte. Pesci, cinghiali e uccello rivelano che il sito del Dos della Forca era utilizzato soprattutto nella buona stagione. Dall’inizio della primavera all’inizio dell’autunno. «Un dato che capovolge la convinzione che avevano gli studiosi fino ad oggi sulle popolazioni cacciatrici-raccoglitrici. L’ipotesi, infatti, era che vivessero la valle dell’Adige solo durante i periodi freddi. Lo scrigno del Dos de la Forca ci regala, invece, nuovi preziosi spunti su cui lavorare».















Altre notizie

Attualità