San Paolo, 1.500 Schützen per l’autodeterminazione
Il monito al cimitero: «C’è il rischio assimilazione che porta all'italianità eterna» Presenti politici di Svp (Stocker), Stf (Knoll) e Freiheitlichen (Mair e Leitner)
SAN PAOLO. San Paolo – come da tradizione ormai consolidata – è stata letteralmente presa d’assalto da 1.500 Schützen fin dalle prime ore del mattino, in occasione del 53esimo anniversario della morte di Sepp Kerschbaumer. Questa volta i cappelli piumati non hanno chiesto la grazia per i «Freiheitskämpfer», i dinamitardi che abbattevano i tralicci per attirare l’attenzione sulla «questione sudtirolese», ma si sono limitati alla richiesta di autodeterminazione dell'Alto Adige. Dopo la messa nella chiesa parrocchiale, il corteo si è recato al cimitero, dove è intervenuto il giornalista tedesco Reinhard Olt, che ha messo in guardia «dall'assimilazione che porta all'italianità eterna della parte meridionale del Tirolo». «Fare resistenza - ha aggiunto - oggi non significa impugnare le armi e mettere l'esplosivo nello zaino, ma significa opporsi» e impegnarsi «per l'autodeterminazione finora negata».
«Anche se - ha detto Olt - l'autonomia altoatesina oggi viene definita esemplare, «dobbiamo mettere il dito nella piaga» e rivendicare il diritto all'autodeterminazione. «L'autonomia - ha ribadito - resta una soluzione provvisoria». A sfilare, per le strade di San Paolo, molti giovani e diversi politici di Stf, Freiheitlichen ma anche della Svp, compresa l’assessora Marta Stocker.
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