«Suoni in viaggio» in scena al Klösterle
Egna: ad esibirsi l’ensemble Eskeniangeli. Se il tempo fosse brutto il concerto si terrà nella chiesetta
EGNA. Fervono i preparativi per il concerto del gruppo Eskeniangeli che si terrà il prossimo sabato 8 settembre alle 20 al Klösterle, cornice d’eccezione, rivelatasi da tempo luogo ideale per eventi musicali e teatrali. In caso di condizioni meteo sfavorevoli, l’ensemble suonerà all’interno della chiesetta, situata nello stesso complesso architettonico. L’evento è promosso dal Comitato comunale di educazione permanente di Egna, con il sostegno di Comune, Provincia e Cassa di Risparmio. Esibitosi con gran successo lo scorso anno e per la prima volta in Alto Adige, per la precisione nel centro parrocchiale di Egna, uno degli spazi storici più importanti e significativi della Bassa Atesina, l’ensemble ritorna quest’anno nella sua formazione completa a ripercorrere un repertorio vario e speciale. Non a caso il titolo indicato sulla locandina riporta «Klänge auf Reisen-Suoni in viaggio», a dimostrazione che la musica si muove nel tempo, percorre luoghi, supera limiti, oltrepassa confini. Composto da musicisti di calibro quali Angelika Zwerger originaria di Ora al violoncello, Shant Eskenian al violino, Tamar Eskenian al flauto traverso e shvi, John Martling alla tiorba e Mikajel Balyan al cembalo, l’ensemble eseguirà pezzi che richiamano le melodie armene tradizionali e brani antichi con uno sguardo attento anche a pagine classiche di Komitas Vartabed e Grigor Naregatsi; parte dell’evento avrà come figure di riferimento Georg Philipp Telemann, Giovanni Pittoni, Antonio Vivaldi e Pietro Locatelli, esponenti di spicco questi ultimi della musica del ‘700 italiano. Un programma musicale intenso, quello che caratterizza il gruppo, in grado di coniugare diverse tipologie di musica. Un percorso struggente in alcuni tratti, e melodioso al contempo come sa essere la musica armena, frutto di gente che ha sofferto e di una civiltà che è miracolosamente sopravvissuta alla propria tragica storia. Come dichiara Jordi Savall, uno dei più amati e celebrati interpreti della musica «altra», dimenticata, lontana nel tempo o nello spazio, da ripercorrere o svelare: «Più grande è il dolore di un popolo e più le sue musiche sono colme di forza e dolcezza. Per gli armeni la musica è stata fonte di energia e di conforto, oltre che memoria delle radici. Producono una sorta d'incanto i loro strumenti tradizionali, dal timbro simile alla voce umana e dalle soavi vibrazioni che generano suoni in grado di toccarci l’anima».