Targhe alterne, la rabbia dei pendolari 

Bocciata in toto la strategia di Caramaschi. «Servono prima mezzi pubblici adeguati, poi possiamo iniziare a discuterne»


di Alan Conti


APPIANO. Le targhe alterne per i pendolari in entrata a Bolzano sono, almeno sulla carta, una misura per ridurre l’inquinamento. Ma di difficile attuazione, come sottolineano decine di lavoratori in arrivo - ogni giorno - da ogni angolo della provincia. Solamente dall’Oltradige si contano 25 mila auto che dalla Strada del Vino si riversano quotidianamente nel capoluogo.

Il risentimento - da parte di quasi tutti i pendolari intervistati - lascia spazio ad una lucida analisi delle alternative. Arrivare nel capoluogo con i mezzi pubblici non è affatto una cosa semplice come ipotizzato dal sindaco Renzo Caramaschi, che evidentemente ragiona solo in funzione delle esigenze dei suoi concittadini senza tenere conto dei bisogni dei Comuni limitrofi che a Bolzano lasciano ogni anno milioni di euro in termini di indotto. La situazione è complicata soprattutto per chi arriva dall’Oltradige dove il metrobus non è – e non sarà una volta ultimato – la soluzione di tutti i problemi.

Sulle curve della Strada del Vino il bus fortemente voluto dall’ex assessore ai trasporti Thomas Widmann percorre la stessa identica carreggiata delle auto private. Non c’è, per intenderci, la corsia preferenziale come in viale Druso.

«Arrivo da Caldaro ogni mattina - spiega Isabel Morello, dipendente provinciale impiegata nella sede di viale Druso - e ho due figli. Uno frequenta la scuola a Bolzano, l’altro l’asilo a Caldaro. Devo portarli ed andarli a prendere con orari piuttosto stretti. Le ragioni ambientali vanno ascoltate, certo, ma a livello pratico è qualcosa di molto complesso organizzare questi spostamenti in città con i mezzi pubblici. Il metrobus? Abito lungo la Strada del Vino e non in paese. Per me sarebbe già complesso raggiungere la fermata più vicina. Purtroppo non è la soluzione a tutto. Arriva da Caldaro anche Valentin, dipendente della Bosch. «Io e mia moglie abbiamo due mezzi e già così facciamo fatica a coordinarci con gli spostamenti verso il capoluogo. I pendolari, in generale, arrivano a Bolzano e spesso ci restano tutto il giorno. Pranzano qui, fanno acquisti e comunque portano ricchezza. Penalizzarli mi sembra eccessivo. Da più lontano arriva Adele Moroder, dipendente dell’agenzia di comunicazione Lps e residente ad Ortisei. «Io ho già optato per una soluzione mista. Arrivo in auto fino a Ponte Gardena e poi raggiungo Bolzano in treno. Ci sono, però, dei problemi anche così. A Ponte Gardena, per esempio, è molto difficile trovare un parcheggio nei pressi della stazione. Abbiamo chiesto spesso al Comune di Laion un aiuto ma senza grande successo. Purtroppo molti pendolari devono rivolgersi al mercato privato per affittare degli stalli e le spese aumentano».

Arlind Emurli fa il carrozziere e tutti i giorni scende da Prato Isarco. «Sono onesto, in macchina sono qui in 20 minuti ma se dovessi prendere l’autobus sarebbe una vera emergenza. Avrei un tempo di percorrenza casa-lavoro di circa due ore. Troppo. Non potrei nemmeno tornare a casa a pranzo aumentando le spese. Sarebbe davvero un grande problema. Chi è nella stanza dei bottoni e deve decidere del destino di migliaia di pendolari vorrei che tenesse in debita considerazione anche questi aspetti pratici, che pesano come macignisui bilanci delle gamiglie».

Netta la posizione di Franz Timpfler dell’omonima officina. «Una follia. I nostri politici dovrebbero evitare di penalizzare tanto la gente. Invece di realizzare grandi opere che aiutino davvero la viabilità e i lavoratori hanno sperperato soldi in grandi sogni come l’aeroporto o il Museion. Solo ora si accorgono che l’A22 va interrata e ogni giorno che passa emerge in modo sempre più chiaro e netto la necessità di una circonvallazione. Nel frattempo, però, impediamo alla gente di lavorare. Caramaschi mi deve spiegare come posso fare io a portare con me gli attrezzi del mestiere in autobus. Senza contare che da San Genesio, dove abito, sarebbe un’odissea». Peter Pircher lavora alla concessionaria Honda di viale Druso. «Io abito a Chiusa quindi non dovrei avere problemi ad entrare in città , ma qui è necessario fare un ragionamento più ampio. Quale sarebbe la ratio di una misura simile? Alla fine siamo tutti uguali, tutti cittadini con gli stessi diritti. Non vedo perchè creare una disparità di fondo in base al Comune di residenza. L’idea delle targhe alterne sarebbe, tra l’altro, di difficile attuazione pratica. Dove verrebbero fatti i controlli? Lungo le strade, bloccando le auto e rallentando ulteriormente il traffico?».

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