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«Basta interventi invasivi sulle vie ferrate»

Documento deliberato da Cai Alto Adige, Alpenverein Südtirol e Sat: «Una via si può anche dismettere, se questo va a beneficio dell’ambiente». E c’è la conferma del no ai progetti per nuovi percorsi attrezzati.

 



TRENTO. “Si ritiene che, dopo una valutazione attenta, caso per caso, si possa decidere di intervenire su una ferrata, ma solo attraverso interventi di ristrutturazione poco invasivi rispetto all’originale percorso. In taluni casi Sat può decidere di dismettere la via, se ritiene che l'eventuale intervento effettuato o da effettuare, la renda non conforme ai principi del Sodalizio”.

Così si legge nelle deliberazione delle Sat riguardo alle “linee di principio riguardanti le vie attrezzate”. Un documento deliberato a fine novembre assieme al Cai Alto Adige e all’Alpenverein Südtirol.

E anche se non viene citata in maniera esplicita, il riferimento c’è al caso della ferrata “Bepi Zac”.

"Negli ultimi anni – si legge nel documento-  il modo di andare per monti rispetto al passato, anche prossimo, è sicuramente e fortemente cambiato, negli approcci, nei tempi, nelle visioni, nella ricerca di mete, nella scelta dei mezzi e anche semplicemente nel numero dei frequentatori.

Essendo Sat il punto di riferimento per chi va in montagna, e volendo continuare ad esserlo, il Sodalizio ha pensato fosse opportuno delineare quelle che possono diventare linee di indirizzo per gli interventi che coinvolgano la “viabilità” delle Terre Alte.

Di recente Sat è stata molte volte al centro di polemiche e discussioni riguardanti gli interventi di manutenzione di varie vie attrezzate.

Già da tempo Sat, anche in accordo con Cai Alto Adige ed Alpenverein Südtirol, ha ritenuto di non adoperarsi per progetti che riguardino nuove vie attrezzate e questa decisione emerge dalla riflessione per la quale le installazioni di vie ferrate hanno un impatto ambientale e paesaggistico che si discosta dal ruolo di Sat come sodalizio la cui funzione è la tutela ambientale.

L’infrastrutturazione con cavi, scale, ponti tibetani, crea antropizzazione in quota e favorisce una frequentazione superficiale della montagna, che nel tempo potrà mettere a rischio biodiversità, paesaggio (nuova viabilità, nuovi punti ristoro o potenziamento degli esistenti) e può falsare la valutazione del rischio da parte degli utenti.

Altro tema è quello riguardante la manutenzione delle vie ferrate esistenti. In tal senso, pur riconoscendo l’invasività di alcuni interventi, diventa difficile prendere posizione su progetti che hanno come prima finalità la pubblica sicurezza e la conseguente responsabilità in capo al soggetto promotore dell’intervento stesso.

Il tema della riduzione del rischio sui tracciati di montagna (sentieri, sentieri attrezzati e vie ferrate), tocca non solo la questione dell'impatto visivo, ma anche gli aspetti etici e legali conseguenti le responsabilità dei manutentori dei tracciati e dei proprietari dei terreni in cui essi si sviluppano; non secondarie sono la consapevolezza dei pericoli e l'accettazione del rischio da parte dei fruitori dei tracciati.

Anche la storicità e la cultura rispetto ad una determinata via ferrata giocano un ruolo importante al fine di decidere sull’opportunità o meno di manutenere la struttura, anche a costo di snaturarne il significato.

Alla luce di quanto accaduto in passato, nonché delle sempre più frequenti richieste di interventi straordinari per consentire la percorrenza di vie attrezzate in un ambiente delicato e sempre più instabile come quello montano, Sat ritiene opportuno darsi un indirizzo che in prospettiva possa garantire trasparenza e coerenza nelle proprie decisioni.

Si è però consapevoli che la manutenzione delle vie ferrate è a volte indispensabile, e che non si può prescindere dall’aspetto turistico che, oggettivamente, è un pilastro su cui poggia la nostra economia.

Ciò osservato si ritiene che, dopo una valutazione attenta, caso per caso, si possa decidere di intervenire su una ferrata, ma solo attraverso interventi di ristrutturazione poco invasivi rispetto all’originale percorso.

In taluni casi Sat può decidere di dismettere la via, se ritiene che l'eventuale intervento effettuato o da effettuare, la renda non conforme ai principi del Sodalizio.

Un'idea potrebbe essere quella di creare un gruppo di lavoro che coinvolga anche figure autorevoli come geologi e ingegneri ambientali, per tenere ben presenti le motivazioni che portano a progettare interventi per la riduzione del rischio in rapporto alle aspettative di rischio e alle esigenze di contenimento del loro impatto: intervenire con modalità poco invasive, essenziali e sobrie, bocciando invece interventi che possano avere un impatto sul tracciato che ne snaturi l’essenza “alpinistica”.

Non necessariamente la montagna deve essere accessibile a tutti e non può diventare un parco giochi: la nostra volontà è quella di privilegiare un'escursione più attenta e consapevole preservando l'ambiente che in questi anni si è rivelato sempre più fragile.

A volte il coraggio è avere la forza di abbandonare una strada a beneficio dell'ambiente, di una montagna che oggi è in serio pericolo e che noi dobbiamo rispettare e preservare".













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