1. maggio, è qui la festa Col Quincho in Cantina 

Divertimento e solidarietà. Dalle 10 in via Mendola fino a pomeriggio Musica e gastronomia con il cuore a Riace e accanto agli indios sfruttati



Bolzano. Come da tradizione tra le viti della Cantina Mayr di via Mendola 56, torna oggi la festa del primo maggio del Quincho, con l’obiettivo di raccogliere fondi per progetti di solidarietà. A partire dalle 10 del mattino musica, tanta gente e tanto divertimento. Terranno molto alto il ritmo fino al tardo pomeriggio, i musicisti e le band: Maurizio, Zelda Planta Orchestra, Skankin'Drops, Spices and the Revelations, Xela M. Potentissimo il reparto gastronomia, con piatti caldi (etnici, vegetariani, di carne) sfornati sul posto dagli instancabili volontari della brigata di cucina del Quincho, accompagnati dai vini della cantina. L'incasso, come detto, sarà devoluto ai progetti sostenuti dal Comitato di solidarietà Quincho Barrilete.

Le iniziative di solidarietà

Il “Comitato Quincho Barrilete” di Bolzano è nato nel 1994 con lo scopo di sostenere l'associazione “Los Quinchos”, che opera in favore dei bambini di strada in Nicaragua, e di informare la cittadinanza locale in generale sulle cause della povertà e del degrado nel mondo ed in particolare sul fenomeno dei bambini di strada nel mondo.

Con il passare degli anni è in parte venuta meno la necessità di sostenere in modo massiccio l'associazione nicaraguense ed il gruppo bolzanino ha iniziato a sostenere anche altri progetti. Attualmente il Comitato organizza a tal fine alcune feste ed iniziative nel corso dell’anno.

Negli ultimi anni sono stati sostenuti: con 4.500 euro l’organizzazione COPINH (Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indigenas de Honduras) in Honduras, che affianca comunità indigene nella loro lotta contro lo sfruttamento indiscriminato del loro territorio e per il rispetto dei loro diritti.

Con 4.500 euro il comitato «È stato il vento di Riace». Tra i vari fondatori di questo comitato, il missionario Comboniano Alex Zanotelli, i magistrati Livio Pepino ed Emilio Sirianni, la componente della comune autogestita Longo Mai Barbara Vecchio, l'esperto in materia di migrazione Gianfranco Schiavone, il medico Felicetta Parisi e la componente di Recosol Chiara Sasso. Tutti sono aderenti a titolo personale. È stato il vento, diversi anni fa, a spingere un veliero carico di profughi curdi sulla spiaggia ionica del piccolo paese di Riace. Un poco più in là o un poco più in qua e forse la storia avrebbe preso una piega diversa? Chi può dirlo? Nel frattempo Riace è diventato un simbolo, capace di far stare insieme persone con percorsi diversi: magistrati e missionari, anarchici, avvocati, giornalisti, sindacalisti, amministratori, scrittori e scombinati.













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