Scuola

A Bolzano prof delle superiori in rivolta: sbagliato togliere i voti sotto il 4

I docenti del Liceo Torricelli: «Decisione errata, presa senza contattare gli esperti del settore». La preside del Carducci: «Il 3 ha un elevato valore formativo. C’è chi consegna i compiti in bianco o rifiuta di farsi interrogare»



BOLZANO. Sbagliato togliere i voti sotto al 4 alle superiori. Lo hanno scritto nero su bianco i docenti del Torricelli, ma in diversi istituti altoatesini si è avviata una raccolta firme. Sbagliato il metodo, sbagliato il merito: intanto non si è consultato il mondo della scuola e poi i voti bassi sono formativi.

I docenti del Torricelli

«Abbiamo appreso con rammarico e delusione - scrivono i professori dello scientifico - che con la legge provinciale n. 12 del 29 giugno è stata estesa alla scuola secondaria di secondo grado la normativa già in vigore nelle scuole del primo ciclo, per la quale la valutazione degli alunni avviene sulla base di una scala di voti da 4 a 10». Molti docenti, chiariscono, da anni esercitano la professione dell'insegnamento a contatto con studenti e genitori, e si preparano anche attraverso la formazione provinciale sul tema della valutazione. Perciò, vanno oltre, «riteniamo sarebbe stato utile e corretto che la nostra categoria venisse ascoltata in merito e coinvolta in un confronto: tutto ciò riteniamo dovesse essere doveroso da parte dell'amministrazione pubblica, visto che quest'ultima delega a noi la valutazione degli studenti, che quindi rientra in una nostra competenza». I docenti si chiedono addirittura se la normativa «non vada a scavalcare una legge che, per le fonti del diritto, viene attribuita allo Stato (per la quale le valutazioni vanno da 1 a 10) in un ambito in cui la Provincia ha competenza secondaria». In caso di competenza secondaria, sostengono, «è lo Stato che fissa le regole e la Provincia può intervenire ma senza snaturarle».

Le motivazioni contrarie

L'assessore Achammer giustifica questa normativa così: «Non vedo nessun senso nel dare un 2 o un 3 a uno studente. Non hanno un valore pedagogico». Secca la replica: «In realtà l'esperienza di noi docenti - ma anche di tanti studenti e genitori - ci porta ad affermare che anche le valutazioni sotto il 4 hanno valore non solo pedagogico, ma anche formativo perché, attraverso queste, lo studente comprende che gli apprendimenti - come tutte le cose di valore - vanno conquistati anche con la fatica e il costante impegno». Lo studente, spiegano, «cresce consapevole che ogni valutazione dall'1 al 10 indica il livello del percorso che sta facendo».I docenti, si prosegue, non hanno mai considerato il voto «un giudizio sulla persona o uno strumento per escludere i ragazzi dal successo formativo e la valutazione per noi non è mai stata una mera media matematica». I docenti amano il paradosso: «Se oggi sono reputati non pedagogici il 2 o il 3, allora un domani facilmente saranno reputati non pedagogici un 4 o un 5 e poi un 6, fino all'appiattimento totale dei meriti e delle capacità, perché rimarrà solo il 10 e studenti per i quali è indifferente studiare e apprendere». I professori giudicano «offensivo nei confronti dei nostri ragazzi non ritenerli capaci di sopportare e affrontare responsabilmente voti come il 2 o il 3, e allo stesso tempo discriminatoria la normativa, perché li tratta da privilegiati nei confronti degli studenti del resto d'Italia per i quali resta la scala di valutazione dall'1 al 10».Infine ci si chiede «come si concili il fatto di non dare valutazione sotto il 4 nel corso dell'anno, con l'esame di maturità, la cui valutazione prevede anche voti gravemente negativi». Se si rendesse disponibile a un confronto con i docenti, «l'assessore capirebbe che i ragazzi non li abbiamo solo valutati ma anche sempre accompagnati, indirizzati e sostenuti nel loro percorso scolastico».

I presidi

L'associazione dei presidi non ha preso posizione ufficialmente, ma ciò non significa affatto che manchino le voci per così dire critiche. «Ovviamente si tratta di una norma e come tale nessun dirigente può disapplicarla», tiene a precisare Cristina Crepaldi, preside del Carducci. Tolto ciò e senza voler entrare nelle polemiche, la dirigente spiega: «Un conto sono i ragazzini delle medie: si trovano in un momento particolare di crescita, hanno una motivazione ben diversa nello studio; è giusto sostenerne l'autostima. Ma alle superiori troviamo una situazione ben diversa. Specie i più grandi sono giovani adulti, hanno 18 anni, c'è gente che domenica si recherà a votare. Nella maggior parte sono in grado di digerire un insuccesso. Non dico l'1 o il 2, che sono avvilenti. Ma il 3 ci sta, ha un elevato valore formativo. Per chi lo riceve e per i compagni di classe. C'è chi consegna un compito in bianco. Chi si rifiuta di essere interrogato dicendo di non essere preparato». Non è corretto trattarli alla stessa stregua di chi ci prova ma gli va male. C'è chi non ha studiato abbastanza, chi sbaglia. «Il voto negativo ci sta, anche gravemente negativo. Segnala a che punto sei del tuo percorso, quale sia il margine di miglioramento». Ma «fra chi ci prova e rimane scornato e chi si rifiuta di impegnarsi o non si presenta, c'è differenza. I ragazzi sono i primi a fare dei confronti. Hanno un elevato senso di giustizia e tendono a vedere o bianco o nero». DA.PA













Altre notizie

Attualità