A lezione da Gabriel L’adolescente gay che parla nelle scuole

Il primo incontro coi coetanei al Ginnasio di Scienze sociali Invitato dal prof di religione. «Combatto paure e pregiudizi»


di Susanna Petrone


BOLZANO. Gabriel Herdscheg ha sedici anni ed è gay. È il primo ragazzo ad aver aderito al progetto lanciato dall’associazione Centaurus, che consiste nel portare nelle classi delle scuole superiori dell’Alto Adige coetanei omosessuali e transessuali per smontare i pregiudizi e l’omofobia. Gabriel, 16 anni, è stato il primo. Su invito del Ginnasio di Scienze Sociali di via Roen - durante l’ora di religione - e ha risposto a tutte le domande degli studenti. Alla lezione era presente anche Michael Peintner, consulente sessuale che ha preparato i ragazzi agli incontri. Questa intervista e la pubblicazione delle foto sono autorizzate dai genitori.

Gabriel, quando hai scoperto di essere gay?

«Avevo circa 12, 13 anni. Non mi rendevo ancora conto di cosa significasse, ma sapevo che ero attratto dai ragazzi».

Hai avuto paura di dirlo ai tuoi genitori?

«No, sapevo che con i miei genitori avrei potuto parlare liberamente. Loro mi accettano così come sono. Vogliono solo che io sia felice. Poi ho parlato con la mia migliore amica. E anche lei ha reagito bene. Ora ho un giro di amici che mi sostiene. Sono molto fortunato, perché ho una famiglia e degli amici strepitosi».

In quanti siete ad esservi preparati per gli incontri nelle scuole?

«Siamo due gay, cinque lesbiche e una ragazza transgender, che però ancora non si è sottoposta a un intervento chirurgico. Siamo tutti tra i 16 e i 18 anni. Insieme a Michael ci siamo preparati per affrontare le dinamiche all’interno delle classi. Ovvio, in una scuola con indirizzo sociale, è molto probabile che incontrerai ragazzi e ragazze più aperti. Io sono stati accolto molto bene. Erano pronti a confrontarsi con un gay».

Quale è l’obiettivo del progetto di Centaurus?

«Innanzitutto, molti adolescenti si aspettano che uno a 16 anni parli delle proprie scelte sessuali liberamente e senza vergogna. Se qualcuno chiede il confronto diretto spiego loro chi sono. Sono molto sicuro di me. Ma forse questo lo devo ai miei genitori, che mi hanno sempre sostenuto. Il progetto, invece, è proprio per chi non ha avuto la mia fortuna. Noi non andiamo nelle scuole per fare polemica o cercare lo scontro. Andiamo nelle scuole per sensibilizzare e per dare coraggio a chi ha paura di dichiararsi. Ci sono tanti adolescenti che hanno paura di fare “coming out”. Hanno paura dei genitori, degli amici, della società. Ed è terribile. Chiunque dovrebbe essere libero di poter essere se stesso. Ho solo 16 anni, ma penso che un genitore dovrebbe amare i suoi figli per quello che sono e non per quello che vorrebbe che fossero. In questo modo si potrebbe limitare di molto la sofferenza. Spero che vedendo noi, così giovani e sicuri, chi non si è ancora dichiarato trovi la forza di farlo». Le scuole interessate possono mandare una richiesta a infogay@centaurus.org

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