Abbazia di Gries, a nuovo l’antica torre del convento

Avviato un importante e necessario intervento di restauro da 160 mila euro. I benedettini: Comune e Provincia ci aiutino, chiediamo una mano ai fedeli


di Davide Pasquali


BOLZANO. «L’emblema di Gries è carico d’anni. Il morso del tempo e dei suoi aiutanti, come per esempio i piccioni, hanno impresso le loro tracce, riconoscibili nella veneranda torre campanaria. È necessario un intervento immediato, nella forma di un restauro approfondito, per ovviare a ulteriori danni ed evitare rischi». Lo spiega il parroco della comunità tedesca di Gries, Robert Gamper, in un volantino appena terminato di tradurre in italiano e che prossimamente verrà distribuito ai fedeli. Perché il restauro è costoso, 160 mila euro, e in questo momento di crisi non si sa quanto si riuscirà a racimolare da Comune e Provincia. Mentre l’abbazia, seppur ben amministrata, con il suo collegio per 76 universitari, le sue aziende vinicole (600 mila bottiglie l’anno) e la nota giardineria, in tutto una cinquantina di dipendenti fissi più gli stagionali, da sola non è in grado di far fronte all’intero importo necessario. Anche perché l’ex castello medioevale è assai esteso e i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria sono pressoché infiniti. Rispetto ad altri interventi milionari effettuati o pretesi negli ultimi anni in città riguardo a strutture religiose, i benedettini risultano meno pretenziosi. Intanto perché l’intervento globale verrà a costare solo 258 mila euro, ma per buona parte non riguarderà la torre, bensì il tetto del convento alla base del campanile. «Una questione interna, i parrocchiani e gli esterni non devono essere coinvolti», come chiarisce l’abate Benno Malfèr, al vertice del convento dal 1991. La torre campanaria, ex mastio del castello medioevale, coi suoi 46 metri d’altezza e le sue 15 campane, fra le quali una dal peso di oltre 5 tonnellate, è da sempre il simbolo di Gries. Oltre, ovviamente, ad assolvere al suo compito campanario, poco apprezzato dal vicino che un paio d’anni fa avviò una causa per disturbo della quiete pubblica, provocato proprio dalle campane benedettine, ma invece assai apprezzato dai fedeli. «In questi giorni di lavori alla torre, necessariamente le campane non possono suonare e molti ci hanno partecipato di sentirne la mancanza», racconta Malfèr. Per risentirle, bisognerà attendere la fine del cantiere, a metà agosto.

Al tetto mancano diverse tegole, e così l’acqua raggiunge i muri interni e le travi, ancora quelle originali del Seicento, mai sostituite tranne una, perché per lo più ancora in ottime condizioni. Parti della travatura del tetto, comunque, sono marce e devono essere sostituite. L’intonaco della facciata sta cedendo; deve pertanto essere fissato e in parte rinnovato. La croce con la palla dorata in cima al campanile verrà ripulita e rimessa a nuovo. L’impianto dei parafulmini deve essere rimodernato. I quadranti storici dell’orologio meccanico e della meridiana verranno restaurati, in accordo, come il resto degli interventi, con i Beni culturali della Provincia.

I coppi del tetto verranno sostituiti se inservibili, ma per lo più li si girerà. Le femmine, quelle che stanno sotto, verranno girate e messe di sopra. I maschi finiranno invece di sotto. È dal 1890 che nessuno ci mette mano, ma le tegole, di fattura artigianale, tutte siglate col nome del fabbricante e la data di produzione, sono quasi perfette. Anche se alcune risalgono al lontano 1843. A quei tempi, le sostituì l’allora Comune di Gries, perché il convento precedente, degli agostiniani, era stato secolarizzato. I benedettini arrivarono soltanto due anni dopo, nel ’45.

Benedettini che, appena possibile, restaureranno la clausura. Non il tetto, quello è a posto. Bensì le celle: a parte un intervento negli anni Cinquanta per installare i termosifoni, ma non l’acqua calda, non sono più state rimaneggiate. «E noi 11 monaci - conclude Malfèr - siamo sempre più vecchi... Non è bello far tutta quella strada, al buio, per arrivare all’acqua calda».

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