Acciaierie rumorose: salta il turno di notte 

L’azienda, per far fronte alle nuove commesse, ha fatto una sessantina di assunzioni e introdotto il lavoro nel weekend


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Dal primo novembre dello scorso anno le Acciaierie, 480 dipendenti, sono state costrette a cancellare il turno di notte nel reparto laminazione: ovvero si smette alle 22. Per compensare le ore perse adesso si lavora anche il sabato (prima il turno finiva alle 14) e la domenica.

Il motivo? Il rumore.

«Nel reparto laminazione - spiega Fabio Parrichini, sindacalista della Fiom - i livelli del rumore sono ampiamente sotto quelli fissati dalla normativa nazionale, ma superano i limiti di quella provinciale, nonostante che la proprietà abbia investito molto per ridurre l’inquinamento acustico. Del resto stiamo parlando di una fabbrica, non di un ufficio: impossibile pensare di fare certe lavorazioni ed eliminare tutti i rumori. Fortunatamente si è trovata l’intesa per lavorare sette giorni su sette, perché altrimenti avremmo perso una serie di commesse importanti. Per il mercato dell’acciaio questo è un momento molto positivo, tanto che nell’ultimo anno sono state fatte una sessantina di assunzioni e solo per una piccola parte è stata una copertura del turnover (per altro tutt’altro che scontato in altre aziende, ndr). A Vicenza, dove c’è la sede principale della Valbruna e dove le regole sul rumore non sono così restrittive, lavorano a ciclo continuo giorno e notte, sette giorni su sette. Ciò significa produrre di più e creare occupazione, risparmiando sui costi dell’energia che di notte ha prezzi più bassi».

Il “caso”Acciaierie è emblematico - ed è per questo che ne parliamo - per capire l’importanza della discussione in atto in Comune, dove da settimane si litiga sui limiti da introdurre nel Piano comunale di classificazione acustica.

L’assessora verde all’ambiente Maria Laura Lorenzini insiste perché il Piano recepisca quella che è la situazione attuale: «Significa livello acustico 4 in tutta la Zona con tre eccezioni per Acciaierie, Athesia, Aluminium che saranno classificate a livello 5. Se poi ci saranno nuovi insediamenti, per i quali sarà necessario rivedere i livelli, si potranno sempre fare delle modifiche».Ma la Svp e una parte del Pd non sono d’accordo; vorrebbero prevedere il livello 5 in tutta o in gran parte della Zona industriale, come richiesto da Assoimprenditori.

Parrichini mette in guardia circa le ricadute negative che norme troppe rigide potranno avere sugli insediamenti industriali e sull’occupazione: «In Alto Adige e a Bolzano in particolare già abbiamo il problema della scarsità dei terreni che fanno lievitare i prezzi a cui si aggiungono un costo della vita elevato e la scarsa raggiungibilità, se adesso ci mettiamo anche limiti troppo rigorosi sui rumori non stupiamoci se poi le aziende se ne vanno».















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