«Accogliamo chi fugge dalla guerra» 

Durante la liturgia in cimitero, il presule ha ricordato il dramma del primo conflitto mondiale e ha invitato a coltivare la pace



BOLZANO. Pochi giorni fa, il vescovo Ivo Muser, in una lettera pastorale in cui trattava il centenario delle fine della Prima Guerra mondiale, aveva auspicato che piazza Vittoria, a Bolzano, diventasse piazza della Pace. Ieri pomeriggio, durante la liturgia della Parola nel cimitero di Bolzano per la solennità di tutti i Santi, monsignor Muser è tornato a parlare del grande conflitto e delle sofferenze che esso ha causato, con riferimento a chi, anche ai giorni nostri, fugge dai conflitti. Un forte richiamo alla pace, ma anche un invito all’accoglienza di chi fuggono dall’inferno delle tante guerre che ancora affliggono il nostro pianeta. «Preghiamo per tutti coloro che – ha detto –, ieri come oggi, subiscono le conseguenze di guerre, terrore, violenza e per tutti coloro che sono costretti a fuggire dalle loro terre. Non possiamo e non dobbiamo chiudere gli occhi e il cuore di fronte a questa realtà. Non possiamo farlo in Europa e non possiamo farlo qui, nella nostra terra». Il prelato ha poi elencato le conseguenze della prima guerra mondiale, conseguenze che hanno segnato tutto il XX secolo. Una tragedia che «ha provocato indicibili sofferenze umane e la morte di milioni di persone. E le successive catastrofi, che hanno segnato la storia del XX secolo devono essere lette alla luce della prima guerra mondiale: l’ascesa del fascismo e la dittatura fascista in Italia, la rivoluzione d’ottobre e la successiva guerra civile in Russia, nella quale persero la vita milioni di persone, il nazionalismo con la sua disumana ideologia e con essa il terrificante piano di sterminio degli ebrei, che ha provocato milioni di vittime». La Grande Guerra, la prima combattuta con tecnologie e strategie moderne, insomma, non può e non deve essere letto solo nei quattro anni della sua. Ma anche oggi la pace è «minacciata da una generalizzata mancanza di giustizia e dalla violazione dei diritti umani». Per questo, Muser ha rivolto ai fedeli una domanda importante e, visto quanto sta accadendo in questo periodo, tutt’altro che scontata: «Siamo pronti a imparare dalla storia?». Ieri come oggi. Il pensiero del vescovo è andato a «tutti coloro che oggi sono costretti a scappare dai loro Paesi», persone di fronte alle quali “non possiamo chiudere i nostri occhi e i nostri cuori». “Non possiamo farlo in Europa – ha ammonito il vescovo – non lo possiamo farlo qui, nella nostra terra. Possa il ricordo dei nostri cari defunti aiutarci a vivere in modo più corretto, equo, consapevole. Possa questo ricordo renderci persone migliori». Così come ha fatto nella sua lettera pastorale, monsignor Muser si è poi rivolto ai giovani. «L’auspicio – ha detto – è che siano soprattutto i nostri giovani a costruire assieme il loro presente e il loro futuro. Conoscendo i tragici eventi di cento anni fa e visitando gli scenari bellici dove ragazzi come loro si sono fronteggiati e uccisi in una guerra assurda, possano capire che la pace non è una cosa scontata, ma va voluta e costruita giorno per giorno».















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