Addio al professor Mastrelli difese i toponimi italiani 

Insigne glottologo e germanista scrisse a Durnwalder e firmò l’appello dei 48 Il suo credo: «Il bilinguismo è uno strumento per favorire la convivenza»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Difese a spada tratta, non politicamente ma dal punto di vista linguistico e scientifico, la toponomastica in lingua italiana dell’Alto Adige. Nel 2010 scrisse un’accorata lettera all’allora presidente altoatesino Durnwalder; nell’ottobre 2016 firmò tra i primi l’appello spedito al governo e al Quirinale da 48 linguisti, filologi e giuristi di fama internazionale, allorquando la commissione dei Sei aveva iniziato ad elaborare la norma di attuazione sulla toponomastica, poi congelata. Soprattutto, per decenni studiò i toponimi, altoatesini e trentini. Stiamo parlando del professor Carlo Alberto Mastrelli, che è mancato lunedì, all’età di 94 anni. A darne notizia la professoressa Maria Giovanna Arcamone, linguista dell’università di Pisa: «Dolore e commozione», commenta, «fra i suoi allievi e nella comunità scientifica fiorentina e italiana». Una figura di studioso di caratura internazionale, Mastrelli, professore emerito dell'università di Firenze, accademico della Crusca, accademico della Colombaria, a lungo presidente del sindacato dei professori ordinari e di numerose altre istituzioni. È giusto ricordarne la figura, così Arcamone, «in particolare in Alto Adige, territorio al quale aveva dedicato una parte importante dei suoi studi e della sua vita». Mastrelli, fra il resto, fu il fondatore dell’Istituto di studi per l’Alto Adige di Firenze.

Al presidente Durnwalder aveva scritto che la Provincia, pur avendo competenza primaria in materia, non doveva interessarsi «né della quantità, né della forma linguistica che i toponimi devono assumere. I toponimi devono essere per principio statutario bilingui e dunque non possono essere sottoposti a regole discriminatorie o restrittive di qualunque genere. Questo rispetto del bilinguismo è da considerarsi il fondamento su cui si basa e si costruisce una equilibrata convivenza di tutti i cittadini che risiedono pleno iure nella provincia». Mastrelli ricordava poi che «una toponomastica di formazione latina nel Trentino Alto Adige fu messa in luce da studiosi austriaci e poi successivamente da studiosi trentini prima del Tolomei. Quindi il Tolomei sostenne tale inoppugnabile verità, come mazziniano e come nazionalista - secondo gli ideali romantici propri dell'Europa del tempo - per rafforzare in qualche modo il sentimento e il compimento dell'Unità d'Italia. Il famoso Prontuario fu sì promosso dal Tolomei, ma vi lavorò a lungo una notevole schiera di ricercatori della Società geografica italiana». Mastrelli ricordava inoltre che, assai spesso, gli stessi toponimi tedeschi dell’Alto Adige erano stati per così dire inventati. In questo senso: «Si tratta di adattamenti fonetici, morfologici o addirittura traduzioni di precedenti toponimi "ladini" presenti in tutto il territorio provinciale e quindi si trovano nella stessa situazione in cui si trovano quelli italiani».

Il bilinguismo, sosteneva infine Mastrelli, «è uno strumento per favorire la convivenza e costituisce l’occasione per un reciproco arricchimento».













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