«Adesso però nei quartieri ci dobbiamo rimanere» 

La candidata dei Verdi: «Come in Baviera, anche qui può vincere una idea   di società aperta. Siamo noi l’antidoto all’odio e al populismo della destra»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. I Verdi volano in Baviera (primo partito a Monaco), la Csu collassa. I Verdi locali si entusiasmano e sperano nel successo a catena. A Monaco per i festeggiamenti domenica c’era Tobe Planer, uno dei candidati alle provinciali. «Siamo super felici», dice Laura Polonioli. Dopo l’allenamento come candidata alle ultime elezioni politiche (collegio del Senato di Bolzano), Laura Polonioli è la numero 4 della lista dei Verdi.

Pensate che il modello bavarese possa fare scuola anche in Alto Adige domenica?

«È una vittoria molto importante per noi, perché è l’affermazione del modello di società aperta portato avanti dai Verdi bavaresi, mentre la Csu ha pagato lo spostamento a destra sull’immigrazione».

Il riferimento è alla Svp, evidentemente.

«Chi segue la destra perde. La Baviera ci dice che si può vincere sostenendo la libertà, lo stato di diritto, una società inclusiva. Si gioca tutto attorno a questo tema, che è direttamente collegato alla idea di Europa. Se la Svp deciderà di allearsi con la Lega, come si porrà nei confronti dell’Europa? Non possiamo permetterci di restare isolati».

Non sareste più forti nel contrastare la svolta a destra, se aveste costruito un asse politico con il Pd?

«No, siamo noi il centrosinistra, che in Alto Adige si è perso. Il Pd non si è più occupato dei problemi reali delle persone: il costo della vita, il lavoro precario, l’impoverimento del ceto medio, l’aumento delle disuguaglianze».

Vi candidate alla giunta provinciale.

«Le alleanze dipendono anche dai voti. Pensiamo di essere la forza che può contrastare la Lega, di essere la vera alternativa per chi è rimasto deluso dal modo di fare politica del Pd, più attento ai rapporti di potere che ai problemi delle persone normali».

In questa campagna elettorale avete puntato sul porta a porta, andando letteralmente casa per casa, nei quartieri di Bolzano e in giro per la provincia. Meglio tardi che mai, ma i Verdi da troppi anni non pagano lo scotto di essere un partito soprattutto borghese e via via sempre meno interetnico?

«Siamo tornati nei quartieri e ci dobbiamo restare, questo è sicuro. La nostra presenza non deve essere solo elettorale. La campagna elettorale ci ha fatto molto bene, abbiamo capito quanta voglia ci sia tra le persone di parlare e di essere ascoltati, e noi ci proponiamo come l’alternativa all’odio e al populismo. Non ci sono solo i selfie con Salvini, bisogna tornare a fare politica sulla strada, con contenuti. Non sono d’accordo che i Verdi abbiano annacquato la dimensione interetnica. È un partito che ha in sé i due mondi, come dovrebbe essere la nostra società. Due mondi che stanno insieme e rappresentano la comunità italiana, che ha bisogno di maggiore forza».

Su cosa dovrebbero concentrarsi la giunta e il consiglio provinciale nei prossimi cinque anni?

«Le priorità sono la sanità, la mobilità, il traffico e tutto il discorso della riforma dello Statuto, a me molto caro come vice presidente della Convenzione per l’autonomia. La riforma partecipata dell’autonomia era un impegno dell’attuale giunta ed è finita in un cassetto. Proprio nella Convenzione abbiamo assistito alla marcia di avvicinamento della Svp alla destra. Ma, come detto, vogliamo andare abbastanza bene alle elezioni da non rendere scontata quella scelta».

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