Adunata, gli alpini restituiscono duecentomila euro

Esemplare la gestione. Il Comune potrà reinvestire il denaro. Festa di chiusura a Costalovara: premi a tecnici e poliziotti


di Davide Pasquali


BOLZANO. Una gestione esemplare: non solo non si sono spesi più denari pubblici di quelli preventivati e messi a disposizione inizialmente, ma il comitato organizzatore dell’Adunata nazionale degli alpini di maggio è riuscito addirittura a risparmiare la bellezza di duecento mila euro.

Motivo per cui il Comune non dovrà saldare l’ultima tranche del finanziamento previsto. Un caso più unico che raro, in questa Italietta che sperpera denari anche in tempo di crisi. Il dato è emerso ieri a margine della festa ufficiale di chiusura dell’Adunata bolzanina, tenutasi al soggiorno alpino di Costalovara, la magnifica residenza di proprietà dell’Ana nazionale sull’altipiano del Renon. Un soggiorno per vacanze che, quest’anno, al termine dei costosi lavori di risanamento aprirà anche per le festività di Natale e Capodanno (per inciso, vista la crisi, c’è ancora qualche posticino libero, i soci Ana sono i benvenuti...).

Ai festeggiamenti hanno preso parte il sindaco Spagnolli, ieri applauditissimo dalle penne nere, il vicepresidente della giunta provinciale Tommasini, l’assessore provinciale Bizzo, il vicecomandante delle truppe alpine generale Macor, il presidente della sezione altoatesina dell’Ana Scafariello e le due vere colonne municipali del comitato organizzatore: il consigliere comunale Sandro Repetto e la direttrice dell’Azienda di soggiorno di Bolzano, Roberta Agosti.

Citare anche tutti gli altri presenti ieri, più o meno autorevoli, più o meno importanti, si potrebbe anche, ma è meglio utilizzare lo spazio per parlare di quattro sconosciuti assai degni di nota.

I primi sono gli assistenti della Polizia di Stato Devis Bonadio e Alessandro Bommassar. Nei giorni dell’Adunata, non fosse stato per loro, un alpino sarebbe probabilmente morto. I particolari si possono anche tralasciare, non la bontà del gesto: non lo avessero soccorso loro, sarebbe stata la fine. I due agenti nei giorni scorsi hanno ricevuto un encomio da parte del questore Leonardo La Vigna e un segno di ringraziamento anche da parte del presidente provinciale dell’Ana Scafariello.

Di ulteriori due personaggi ci pregiamo di scrivere in particolar modo perché, tranne il comitato, nessuno o quasi sa di loro. Intanto perché non è facile cavar parole agli alpini, nemmeno dopo svariati bicchieri di rosso e pure qualche grappino. Loro sono fatti così. Un po’ orsi.

In secondo luogo, perché per l’Adunata hanno lavorato a titolo gratuito in tanti, tanto, dandosi tutti da fare anche per quelle che ieri mattina il sindaco Luigi Spagnolli ha definito le “indispensabili competenze residuali”. Che in termini più terra terra significa questo: per far funzionare bene le organizzazioni complesse, proprio come quella dell’adunata, c’è sempre bisogno di qualcuno che faccia qualcosa in più, non previsto, non preventivato, al di fuori dei propri compiti prestabiliti. All’adunata nazionale di Bolzano tutti hanno fatto il loro, ma in tantissimi sono andati ben oltre. Ringraziarli tutti non è possibile, ma fra i tanti ieri il comitato organizzatore ne ha citati due, esprimendo loro la massima riconoscenza. Sono Claudio Zanoner e Antonio Pellegrini.

A sentir parlare le penne nere, si tratta di due personaggi epici. Non fosse stato per loro, l’Adunata nazionale sarebbe stata un dramma. Entrambi comunali, il primo in pensione, il secondo in super-attività (attualmente impiegato al mercatino di Natale). Zanoner è un mago dei sistemi fognari e delle immondizie (provate voi, a gestire le impellenze di trecentomila persone in più...). Il secondo si è invece limitato a fornire luce ed energia elettrica a un... centomila alpini. Quelli accampati ovunque in città con tende, camper, trabiccoli.

Ci sarebbero infine da ringraziare le autorità, le istituzioni, gli sponsor. Ieri lo si è fatto, ma si è dato molto più spazio alla visione di un lungo documentario girato in città durante la tre giorni di maggio. Decine e decine di penne nere di dovunque. Tutti a ribadire al microfono lo stesso concetto; chi con diplomazia, chi con rude sincerità. Temevano un pochino l’adunata «lassù fra i tedeschi». Si sono dovuti ricredere. Gli alpini. «E pure i tedeschi». È stata solo una festa, come ce ne vorrebbero tante altre.

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