Affitti e bollette, in 1.200 chiedono aiuto

Aumentate del 42% in un anno le richieste di sostegno alla Caritas. «La disoccupazione un’emergenza anche in Alto Adige»


di Alan Conti


BOLZANO. È una concatenazione di difficoltà e preoccupazioni quella che emerge dalla relazione sulla povertà 2013 realizzata da Caritas. I numeri si impennano a testimonianza di un ceto medio che entra in crisi e, per riflesso, spinge ancora più ai margini le situazioni disperate.

Cresce la disoccupazione, si fatica ad entrare nel mondo del lavoro, quindi non si pagano gli affitti e le bollette. Il passo nel baratro dopo è il piatto vuoto: non a caso la banca alimentare deve tornare alle casse dei supermercati per una colletta straordinaria.

I numeri, dunque, sono il timbro di certificazione di un'emergenza che si intuiva. Sono 16 mila i disoccupati in provincia, il doppio del 2008, e la Caritas è dovuta intervenire su 80.000 euro di affitti non pagati e 6.000 euro di bollette in arretrato.

Un totale di 1.200 persone in stato di bisogno con un aumento del 42% delle richieste e di nuovi “contatti”.

«Apprendiamo dal giornale - spiega il nuovo direttore della sezione italiana della Caritas Paolo Valente - come siano 7.000 le persone a ricevere un pacco alimentare. Un numero da lasciare senza fiato. Se poi consideriamo che nella nostra realtà si registrano affitti più alti del 17% rispetto al resto d'Italia il quadro è completo».

Non a caso sono 1.895 i colloqui della Consulenza Debitori offerti a persone in difficoltà finanziaria per un totale di 1300 famiglie. L’incremento percentuale è a due cifre, +11%, con oltre 700 persone che si sono rivolte al servizio per la prima volta. La metà di loro ha un’età superiore ai 46 anni.

«Purtroppo a patire la posizione debitoria – continua Valente – sono soprattutto i soggetti senza forti vincoli sociali, parentali o amicali. Questo aggiunge al momento difficile anche la disperazione, che porta inevitabilmente alla rabbia. Così il sentimento si diffonde e si comprende la dinamica, per esempio, della fortissima reazione emotiva allo scandalo dei vitalizi. Possiamo dire che anche l’arrabbiatura è un importante indicatore sociale». Un malcontento che, a volte, si sfoga al telefono con le 11 mila chiamate fatte al Servizio Sostegno per una media di addirittura 28 al giorno.

Cambia pure la figura dei senza tetto che, oggi, sono in maggioranza persone che fino a qualche mese fa conducevano una vita regolare. La perdita del lavoro o la diminuzione di reddito per svariate ragioni li scaraventa sulle strade. Nelle strutture Caritas sono 425 gli ospiti che hanno trovato un tetto. Riescono, fortunatamente, a restare a casa 798 anziani che operatori e volontari assistono direttamente a domicilio con la consegna di pasti, ma anche lavaggio della biancheria, cura dell’igiene personale. Sorrisi arrivano, invece, dal capitolo disabilità con 15 giovani che sono stati aiutati a muovere i primi passi nel mondo del lavoro con il progetto “Integra-Jobocaching” nella zona del Burgraviato. In sostanza il servizio cerca di costruire una rete di persone di riferimento attorno al disabile per guidarlo a un’integrazione occupazionale duratura ed effettiva. Sono 4.500, infine, i concittadini immigrati che si sono rivolti ai vari uffici della Caritas.

Tra loro in 2.600 hanno contattato Migrantes per farsi aiutare nell’orientamento sul mercato del lavoro. Impresa difficile per un congiuntura che impenna indici preoccupanti. Quanti vitalizi servirebbero per raddrizzare molte situazioni d’emergenza? Purtroppo pochi.

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