Al Museion per scoprire il “Migros” quei capolavori a spasso per l’Europa

Quattordici gli artisti in mostra con installazioni, sculture, video e fotografie. Dai lavori pieni di nostalgia di Tom Burr, all’ironia beffarda delle pareti rosa di John Baldessari



BOLZANO. 25 agosto del 1925: cinque camion Ford della ditta “Migros Sa” partono per la Svizzera per vendere, come negozi ambulanti, sei articoli di prima necessità: caffè, riso, zucchero, pasta, grasso di cocco e sapone. L’idea non piace alla concorrenza, ma alle casalinghe si.

Quando si fa la spesa da Migros i prezzi sono fino al 40% inferiori. È l’inizio di una storia di successo, che porterà la Migros e il suo geniale fondatore, Gottlieb Duttweiler, a diventare la più grande impresa di commercio al dettaglio in Svizzera, e tra le 500 ditte più grandi al mondo.

Ditta che però non è solo commercio. Per statuto la Migros investe infatti una percentuale dei ricavi in istituzioni, progetti e attività in campo culturale e sociale – questo anche in caso di andamento negativo degli affari nel commercio al dettaglio.

Tra le istituzioni del Percento culturale non manca l’arte. Già Duttweiler aveva iniziato a collezionare opere d’arte negli anni ’50, per “abbellire” gli uffici dei dipendenti. L’idea di collezione ha preso forma però in un vero e proprio museo votato all’arte contemporanea, appunto il Migros Museum für Gegenwartskunst di Zurigo, che ha inaugurato nel 1996.

Dal commercio alla cultura e da Zurigo a Bolzano: durante la recente fase di ristrutturazione, il museo Migros ha reso itinerante la propria collezione, esibendola in diverse sedi europee, dalla Kunsthalle di Krems al Kunstmuseum di Lichtenstein fino al Fridericianum di Kassel. Ora la collezione “on tour” di Migros è arrivata al Museion di Bolzano , per quella che rappresenta l’unica tappa italiana per la presentazione delle opere del museo di Zurigo. Opere che, specificità della mostra a Bolzano, entrano in dialogo con alcuni lavori della collezione Museion.

Il titolo “Migros Meets Museion. 20th Century Remix” rimanda a paralleli musicali - è la musica venirci in soccorso per capire il concetto dell’esposizione. Se in musica il remix è la rielaborazione di una canzone originale, è un remix “artistico” quello messo in atto dagli artisti in mostra. I lavori esposti si confrontano infatti con alcuni movimenti e temi chiave della storia dell’arte del secolo scorso.

Temi che vedono però minare la propria sacralità dall’effetto “remix”, un processo di appropriazione e rimescolamento del vocabolario dei linguaggi del passato. Minimalismo e funzionalismo, così come la pop art o l’arte concettuale fanno parte del vocabolario di molti artisti esposti, che nei propri lavori caricano però questi movimenti di nuovi significati e si permettono di mescolarli, remixarli con grande libertà. Ne risultano opere spesso cariche di ricordi e nostalgie, come quelle dell’americano Tom Burr, o ironiche e beffarde, come la parete rosa a motivi di orecchio e brezel di Baldessari, americano di origine trentine.

Ma è il lavoro del duo Elmgreen & Dragset Drama Queens (2007) dalla collezione Migros, con cui si apre la mostra al secondo piano di Museion, ad essere paradigmatico. Entrati in una sala da cinema ci troviamo di fronte a un video divertente e dissacrante. Nell’opera s’incontrano infatti sul palcoscenico alcune tra le opere scultoree più significative del secolo scorso. Dal “Walking Man” di Alberto Giacometti, fino alle sculture di grandi dell’arte contemporanea come Jeff Koons, Andy Warhol e altri ancora, le “superstar” della storia della scultura moderna riflettono con piglio ironico su concetti estetici come formalismo, minimalismo e pop art.

Sono quattordici gli artisti in mostra a Bolzano, con installazioni, sculture, video e fotografie: Tom Burr, John Baldessari, Elmgreen & Dragset, Urs Fischer, Delia Gonzalez & Gavin Russom, Rachel Harrison, David Lamelas, Cady Noland, Bojan Šarcevic, Tatiana Trouvé, Franz Erhard Walther, Cathy Wilkes.













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Davide Pasquali

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