Al Trevi quadri in affitto per rilanciare la cultura 

Alla prima giornata delle porte aperte presentata la nuova sede ampliata Tommasini: una piazza di arte, libri e lingue che si estenderà al parco Cappuccini


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Il chiodo te lo danno gratis. E' dentro una scatoletta con su scritto "attacca un chiodo al muro di casa tua e dedicalo all'Artoteca". Il che significa due cose. La prima è che il chiodo te lo puoi tenere, è tuo, ma ti puoi tenere in casa anche il quadro che al Trevi, da ieri, si può affittare. Come un libro. «Uno se lo tiene 90 giorni, tale quale un affitto temporaneo - spiega Valentina Cramerotti (Artoteca) - e poi restituirlo. Ma se lo vuole per sempre, noi gli forniamo i contatti dell'artista e può trattare con lui...». Artoteca è una delle iniziative che hanno fatto dell'open day del Trevi, ieri, una giornata diversa dalle altre. Ed è, naturalmente, vicina alla Biblioteca. La quale è il cuore pulsante della nuova "addizione" , che unendo i locali acquistati da una banca su via Marconi (per trovare spazio alla Claudia Augusta) al già esistente Centro, ha fatto del luogo una casa della cultura. "Una piazza della cultura" corregge Christian Tommasini, che col suo capo ripartizione alla Claudio Andolfo, ha fortemente voluto questo allargamento. Ma "piazza" non è solo una metafora. E' che il vicepresidente pensa di muovere il Trevi, con tutto quello che si può portare dietro, anche verso l'esterno. In particolare dentro il parco dei Cappuccini. "L'idea - dice Andolfo - sarebbe quella di aprire un varco nel vecchio muro. Senza intaccarlo troppo. Una porta. Giusto all'altezza del Trevi. E poi aprirne una simmetrica sull'altra via , di fronte al teatro comunale". Ed ecco che, con due semplici aperture, tutto potrebbe cambiare. Rendere diretto il collegamento tra via Cappuccini e via Isarco, aprire alle iniziative dello Stabile con quelle del Trevi in sinergia. E anche, azzardano i responsabili, un mercato di Natale da fare nel verde. Una volta all'anno. Insomma, dalla piazza della cultura alla piazza "tout court" il passo potrebbe essere breve. Intanto, grandi passi in avanti sono stati fatti ieri. Perchè l'open day ha mostrato tutte le potenzialità della nuova struttura e ne ha fatte intravvedere di ulteriori. Per iniziare, una qualche leggerezza d'insieme nell'approccio ai temi. Tradotti in una certa ironia e contemporaneità d'insieme riguardo alle questioni, fin qui gestite molto classicamente, legate alla cultura e alla sua fruizione. Appena entrati, per dire, c'è un bancomat, ricordo della vecchia banca. Ma invece che vil denaro, smista libri. "Se uno è in astinenza anche a mezzanotte - dice Andolfo - può venire qui e, con il suo tesserino, scegliersi il titolo che desidera". Poi la possibilità di fare viaggi virtuali in qualsiasi museo. In questi giorni è possibile farli al Macro, con l'ausilio degli occhiali 3d che consentono di entrare nella realtà aumentata. Vedere quadri, camminare nei corridoi. Perchè questo primo open day del nuovo Trevi è tutto dedicato all'arte. Dal Museo d'arte contemporanea di Roma all'uso degli strumenti del centro multilinguistico per arrivare all'arte attraverso le lingue o, al contrario arrivare alle lingue attraverso le proprie passioni artistiche. E anche il centro audiovisivi ha messo a disposizione i suoi strumenti archivistici e mediatici per accettare qualsiasi richiesta nel campo di una possibile fruizione dell'arte. Come pure il Trevi ha fatto con i suoi 130 quadri a disposizione, appartenenti a una trentina di artisti locali, tra i quali è ora possibile sceglierne uno da affittare per 90 giorni e portarselo a casa. L'open day è stato un giorno comunque fitto di appuntamenti. Dalla presentazione di libri alle attività di laboratorio con Ciro Saetti per le scuole, alle visite in biblioteca. Con digressioni nei vecchi spazi dove è in corso la mostra fotografica di Francesco Zizola del Tina Modotti. E poi proiezioni a ciclo continuo di documentari legati all'arte, la presentazione del progetto Artiful in collaborazione col centro Vintola 18 e ancora libri e libri. In un vortice di modernità e nuovi spazi che aspettano solo di essere vissuti come una piazza aperta a tutti.













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