Albergatori e artigiani: via i voucher, meno lavoro

In 4 mesi 13 mila gli occupati con i ticket. L’Inps: «In Alto Adige uso virtuoso» Pressing delle categorie economiche: «Serve subito un’alternativa»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «E adesso come facciamo?» Questa la domanda più ricorrente nell’ultima settimana - quella post-abolizione dei voucher decisa dal governo per evitare il referendum promosso dalla Cgil - al centralino dell’Inps tempestato dalle chiamate in particolare di famiglie e organizzatori di manifestazioni sportive e di eventi in genere, oltre che di albergatori, piccoli artigiani, agricoltori, che vogliono sapere come muoversi.

Orfani dei buoni per pagare le persone a ore - 10 euro il valore nominale, 7 euro e mezzo in tasca al lavoratore - chiedono al governo di trovare in fretta un’alternativa, perché la cancellazione dei voucher sta penalizzando tutti: chi avrebbe da offrire qualche lavoretto e chi lo vorrebbe fare in attesa di trovare qualcosa di stabile.

Nati per far emergere il “nero” e regolarizzare l’occupazione occasionale, i voucher sono stati aboliti a partire dal 17 marzo, ma quelli acquistati entro questa data potranno essere utilizzati fino a fine anno, il problema è che il governo cancellandoli ha fatto piazza pulita anche di tutte le norme connesse ai buoni, compresi obblighi e sanzioni.

Al momento siamo in una sorta di limbo giuridico, un vuoto normativo dove tutti hanno mani libere e proprio per questo c’è il rischio che aumentino gli abusi. Il Ministero del lavoro è corso ai ripari inviando una nota in cui chiarisce che fino all’esaurimento dei buoni valgono le regole precedenti.

Ma servirà una copertura normativa, per cui a Roma si sta elaborando un emendamento che dovrà essere approvato dal parlamento in fase di conversione in decreto.

«Per quanto ci riguarda - assicura il direttore regionale dell’Inps Marco Zanotelli - saremo attenti a vigilare. L’Alto Adige comunque - come per altro il Trentino - è terra di turismo con tante manifestazioni e fin dall’inizio dell’entrata in vigore dei voucher, ha utilizzato molto questo strumento per pagare le prestazioni occasionali. Dalle nostre verifiche è emerso un uso generalmente virtuoso: non ci risulta che ci siano stati particolari abusi. Ora aspettiamo di capire come verranno sostituiti».

Ecco alcuni numeri per capire l’importanza di questo strumento che ha dato la possibilità di lavorare, seppur per brevi periodi, a migliaia di persone: da novembre 2016 a febbraio sono stati circa 13 mila in Alto Adige gli occupati coi voucher, circa 9 mila nel periodo Natalizio, per i Mercatini. Certo la precarietà non è l’ideale, ma è comunque meglio di niente. Dall’agosto del 2008 al dicembre 2012 in Alto Adige sono stati venduti 2 milioni e 460.345 voucher. Una cifra che si differenzia di poco da quelli venduti nel solo 2013: 2 milioni e 257.440; nel 2014 c’è stato un ulteriore incremento del 12,2%, addirittura del 20,6% nel 2015, del 18% del 2016 dove si è raggiunto quota 3 milioni 629 mila e 152. I milioni di euro spesi in buoni del lavoro sono stati 24 e 463 mila dal 2008 dal 2012, siamo arrivati a 36 milioni nel 2016. Tra i settori dove c’è stato il maggior utilizzo: il turismo con un 29% nel 2016, i servizi stessa percentuale, commercio 14,3%, manifestazioni sportive e culturali 10,5%, agricoltura 5,3%.

«Bisogna trovare una soluzione alternativa al più presto - dice Manfred Pinzger, presidente dell'Unione albergatori - perché ci sono molti albergatori che sono in difficoltà. Avrebbero il lavoro, ma non ci sono più i voucher con cui pagare il lavoratore occasionale chiamato per un catering o altri servizi legati ad un momento particolare». Per Mirco Benetello, direttore della Confesercenti, è stato un errore gravissimo cancellare i voucher senza avere un’alternativa: «In questo modo si nega a molte persone di avere un lavoretto. I nostri iscritti sono spiazzati: non sanno come muoversi». Molto critico anche Claudio Corrarati, segretario della Cna: «Il voucher era uno di quelli strumenti flessibili che consentivano di rispondere ad un mondo del lavoro dove i bisogni cambiano in continuazione. Andava bene in particolare per i giovani che potevano guadagnare qualcosa. Ora è il buio totale».













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