Alex che insegna ai turchi a fare business con lo sci

Il meranese Andreis nell’est dell’Anatolia per un progetto biennale «Impianti e paesaggi hanno potenziale, vi esporto alcuni modelli altoatesini»


di Simone Facchini


MERANO. Che in Turchia si sciasse, e che non fosse un'eccentricità a uso esclusivo delle oligarchie, forse alle nostre latitudini non erano cosa così nota. Di certo lo sapevano le nostre aziende leader nella costruzione di impianti a fune protagonisti del marcato globalizzato. Ma ora lo sa bene anche Alex Andreis. Meranese quarantasettenne, ha il compito di rendere fenomeno di massa lo sci in un Paese che, almeno sul piano demografico ma anche paesaggistico e infrastrutturale, gli offre i mezzi per farcela. Non ci sono in Turchia i fiumi di oro nero che consentono agli sceicchi di portare la neve nel deserto ma qui non serve, la natura offre montagne e freddo in abbondanza. «Fra dicembre e gennaio le temperature stazionavano fra i -10 e i -30» racconta Andreis durante la rimpatriata che mensilmente spezza la sua biennale permanenza professionale nell'est dell'Anatolia.

«Erzurum, Erzincan e Sarikamis - continua il meranese - sono le tre località sciistiche delle quali, assieme a un collega, mi è stato affidato lo sviluppo turistico». Qui, non lontano dai confini con Iran, Armenia e Georgia, Alex ha accettato una vera sfida professionale. «Alla Turchia non manca la qualità degli impianti. E ci sono i numeri: secondo le stime che ci hanno fornito l'1% dei turchi scia». Percentuale magari da depurare da una certa inclinazione alla propaganda, tuttavia se si pensa che i turchi sono 80 milioni il potenziale mercato rimane enorme. «Però sono carenti è la “cultura” dello sci. E nel marketing». Sul quale Andreis sta lavorando, mettendo a frutto un bagaglio curricolare multicolor: laurea in architettura (deposta nel cassetto), master universitario di sport management, quindi tecnico della nazionale di snowboard prima di approdare a Südtirol Marketing per occuparsi dell’Ortler Skiarena. Poi lo sviluppo del comprensorio del Renon fino, negli ultimi anni, al consorzio turistico dell'Alpe di Siusi. Che con la nascita di Idm è destinato a essere assorbito ed è così che «quando mi è capitata quest'occasione – dice Alex – l'ho presa al volo. La ritengo un eccellente accrescimento personale oltre che professionale. Mi è stata offerta da Eurecna, società di Mestre vincitrice di un bando europeo per il progetto di incentivare il turismo invernale in questa zona della Turchia». Mission impossible? «Non direi, pur con qualche distinguo e pensando a medio-lungo termine. La base c'è, anche sul piano organizzativo visto che qui si sono tenute le Universiadi invernali nel 2011 e questo inverno il Festival olimpico della gioventù europea. E c'è pure l'ambizione visto che si vogliono candidare alle Olimpiadi invernali 2026. Lavoriamo principalmente confrontandoci con le istituzioni, dai Comuni proprietari degli impianti ai Ministeri al turismo e allo sviluppo, alla federsci turca che sta compiendo un'azione promozionale nelle scuole. Abbiamo osservato che bisogna puntare sul mercato interno, l'unico sul quale è possibile fare un certo affidamento, se non ultimo perché il quadro politico al momento è fumo negli occhi degli europei».

Ma non è tutto rose e fiori. «Le difficoltà ci sono, un grosso ostacolo è la lingua. L'inglese è poco diffuso. E anche integrarsi non è facile, non solo per la lingua ma anche perché la gente è parecchio conservatrice: in questa zona della Turchia la tradizione è fortemente radicata. Un islamismo non fanatico ma praticato con rigidità. Non giova neppure la situazione dell'inquinamento, la maggioranza degli impianti di riscaldamento funzionano a carbone e gli inverni sono rigidi». Ma Andreis sa cosa vuole lasciare ai turchi: «Uno schema di sviluppo turistico-sciistico basato sui consorzi, un modello pubblico-privato, prendendo spunto anche da esperienze altoatesine però con strutture più piccole e agili anche perché le risorse umane sono limitate. Inoltre ogni stabilimento deve darsi un profilo e un target: mi riconosco come area per famiglie, o incline al lifestyle, al benessere. La mano pubblica servirà per almeno 10-20 anni. Poi magari connettendo lo sci a alla cultura si potrebbero intercettare anche europei. Chi ama le piste innevate ma vuole anche una vacanza nella quale scoprire nuovi mondi, ecco, qui potrebbe trovare la sua destinazione».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità