autonomia provvisoria?

Alfreider: «Svp arroccata? No, puntiamo ai risultati»

Il deputato Svp: la priorità è mettere in sicurezza le nostre competenze con la revisione dello Statuto


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Daniel Alfreider è deputato della Svp alla prima legislatura. Vice Obmann della Svp, è il primo ladino nominato nella Commissione dei 6 e dei 12. Capo delegazione della Svp alla Camera, è l’allievo politico di Karl Zeller, da cui impara l’arte di coltivare rapporti politici. Segue come un mastino (educato) il progetto del Bbt, come aveva ricordato a Castel Presule il premier Matteo Renzi, dedicandogli una battuta. Si inserisce dunque nella tradizione politica tutta pragmatica della Svp oggetto di molte critiche nel dibattito sulla autonomia in corso sul nostro giornale. Una tradizione politica che invece Alfreider rivendica: «Dicono che siamo arroccati. Io dico che siamo compatti e seguiamo l’obiettivo più importante: mettere in sicurezza l’autonomia». Alla domanda se l’autonomia sia provvisoria, Alfreider risponde citando l’accelerazione impressa dalla Provincia alla riforma dello Statuto.

Lo Statuto non è mai stato adattato alla riforma costituzionale del 2001. Adesso è partita la corsa, con un doppio binario: legge sulle competenze da inviare subito a Roma, lavoro più lungo sui temi politici preparato dalla Convenzione provinciale.

«Va sanata l’ambiguità sulle competenze che ha provocato tanti contenziosi con lo Stato davanti alla Corte costituzionale. L’obiettivo è inoltre aumentare le competenze, in particolare istruzione, università e ambiente. Si sono accelerati i tempi, perché questa parte di revisione dello Statuto può essere agganciata alla Riforma costituzionale in discussione nel Parlamento. Non faremo in tempo per il voto alla Camera, ma puntiamo ad avere un testo pronto per la prossima lettura al Senato».

Si cambia lo Statuto perché emerge una nuova visione della autonomia?

«Non vanno toccate le fondamenta del nostro sistema. Ma, ribadisco, l’autonomia speciale ha bisogno di chiarezza sulle proprie competenze e va precisato il ruolo dell’Europa, non previsto nella versione attuale. A Castel Presule abbiamo indicato una via, invitando i capi del governo italiano e austriaco, Renzi e Faymann. La nostra visione è l’Euregio».

E i rapporti interni, affidati alla Convenzione? Temi come la scuola e il diritto di voto solo dopo quattro anni?

«La società si muove, ma anche noi ci siamo mossi bene. Non credo che ci saranno rivoluzioni nello Statuto. Ciò che serve è stabilizzare culturalmente ed economicamente la nostra Provincia. La compentenza sulla scuola è essenziale, se vogliamo trasmettere i nostri ideali. Come ladino sono testimone diretto di quanto sia prezioso avere figli che crescono trilingui, senza perdere l’identità».

La Svp è accusata di essere arroccata nella difesa del sistema.

«Ogni settimana c’è una scusa per dire che la Svp è arroccata. In realtà da 70 anni lavora per stabilizzare la nostra realtà».

La sua nomina nella Commissione dei 6 e dei12 è stata criticata: il governo che nomina il vice Obmann della Svp...

«Il governo ha chiamato Alfreider, che è ladino e non avrebbe potuto essere nominato dal consiglio provinciale o regionale in base alle regole sulla rappresentanza dei gruppi. Tutti a parole difendono i ladini, ma c’è molta strada da fare. Anche a Bolzano. Vanno eliminate alcune discriminazioni nei nostri confronti, senza innescare battaglie tra gruppi linguistici».

Ha capito cosa pensa Renzi della nostra autonomia speciale?

«È uno che decide in fretta. Se le cose gli piacciono a prima vista, gli piacciono. Credo che lavori bene con noi, perché l’ha convinto l’approccio e il contributo. La questione è dare i giusti strumenti alle persone. Di solito si dice cosa non fare. Non si dice cosa si può fare. Credo che il nostro modello possa essere esportato».

A breve voterete il nuovo presidente della Repubblica.

«Mi auguro una elezione rapida. Spero in una persona che abbia forza, possa girare il mondo, dia fiducia, si rimbocchi le maniche per fare venire a tutti la voglia di darsi da fare».

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