«Alla prossima giunta chiediamo rispetto per Bolzano e Laives»  

Tra Caramaschi e Bianchi scintille su sicurezza e viabilità, ma una convinzione: «Non possiamo andare in ordine sparso. Con Palazzo Widmann bisogna avere le idee chiare ed essere determinati»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Si salutano e fanno la conta. «Allora, siamo io, te, Bronzolo, Vadena e Dobbiaco. Gli ultimi mohicani». I sindaci italiani sono cinque. Renzo Caramaschi e Christian Bianchi hanno litigato molto sulla distribuzione dei richiedenti asilo tra Bolzano e Laives e continuano a farlo sul tracciato dell’eventuale variante in galleria dell’A22. Ma quella conta sulle dita di una mano li costringe a un ragionamento che vada oltre le differenze sui progetti e sulla appartenenza politica (centrosinistra per Caramaschi, centrodestra per Bianchi). «I sindaci del gruppo italiano sono troppo pochi per essere divisi. Quando ho capito questo, il mio rapporto con Caramaschi è cambiato. Bisogna fare massa critica nei confronti della Provincia. L’autonomia è squilibrata, se il gruppo italiano finisce ai margini», dice Bianchi. Il collega sta più sulle sue, ma dice «quando si va a Palazzo Widmann bisogna essere decisi e preparati. Altrimenti non ti guadagni la stima». Caramaschi e Bianchi sono stati ospiti ieri della redazione dell’Alto Adige per un confronto, moderato dal direttore Alberto Faustini, sulle elezioni provinciali, le richieste alla prossima giunta, cosa significa fare i sindaci di comuni confinanti e il loro futuro.

Quale sarà il vostro primo messaggio al presidente provinciale dopo le elezioni?

Bianchi: «Ricorderei al presidente Kompatscher l’impegno di rispettare il referendum sull’aeroporto: a Laives ci siamo battuti contro il finanziamento pubblico e il prolungamento della pista. Ribadirei che Laives non vuole che lo spostamento dell’A22 tagli in due il nostro territorio».

Caramaschi: «C’è un impegno sulle grandi opere, cui bisogna tenere fede. Anche ieri (giovedì, ndr) ho avuto un lungo incontro con l’amministratore delegato dell’A22 per discutere del futuro assetto societario, legato ai progetti su Bolzano. Alla Provincia poi chiediamo un impegno sui servizi, che devono adeguarsi ai cambiamenti della società: oltre il 20 per cento dei bolzanini è over 65 anni. In prospettiva non potremo più affidarci solo alle case di riposo, troppo costose. Bene allora gli alloggi protetti e tutto ciò che la tecnologia ci mette a disposizione. Il sindaco di Bolzano deve per forza pensare oltre ai propri confini. Il problema del traffico è legato anche ai pendolari e ai turisti dei dintorni».

Bianchi: «Il piano urbanistico Benedikter ha bloccato lo sviluppo di Bolzano. Tanti di noi hanno dovuto cercare casa in periferia. Adesso ci dicono che non possiamo più entrare a Bolzano perché inquiniamo. Il fatto è che Bolzano ha accumulato un ritardo enorme nella programmazione delle opere, è la storia delle sue amministrazioni. Per alcuni anni il capoluogo deve essere al centro dell’attenzione provinciale: il 50 per cento dei cittadini di Laives è pendolare».

Caramaschi: «Me le ricordo certe scene. Ero ragioniere capo del Comune, accompagnavo il sindaco dell’epoca, Ferrari ad esempio, alle riunioni con Durnwalder. Il presidente faceva la faccia feroce, la delegazione bolzanina batteva in ritirata. Da sindaco ho capito che bisogna essere duri, quando serve».

Ma Laives non vuole farsi carico dell’A22 in galleria.

Bianchi: «Primo, chi vorrebbe avere un territorio diviso in due? Secondo, mi fa paura un progetto da un miliardo di euro, che richiederà 20 anni tra progettazione e opere: è in situazioni come queste che a un certo punto salta fuori qualcuno che dice “non ha senso, questo progetto va cancellato”. Riteniamo più sensato il progetto originario di prolungamento della Ss12 con il tunnel fino a ponte Campiglio».

Caramaschi: «Servirà solo una decina di anni e un miliardo coprirà tutto, l’A22, la trasformazione del tracciato attuale in circonvallazione interna, il nodo di via Einstein e il resto. Intanto abbiamo i metrobus, che sono sempre pieni. Le auto sono in colonna e il metrobus sfreccia, prima o poi i cittadini capiranno di lasciare l’auto a casa».

Sulla sicurezza vi scontrate.

Caramaschi: «Bisogna distinguere tra i richiedenti asilo, che non ci hanno mai creato problemi, e il centinaio di persone che girano per Bolzano senza documenti o con il foglio di via e magari si dedicano allo spaccio. Su questi incalzo il commissario del governo in continuazione. Come sindaco non posso arrestare o espellere. Il governo promette, ma non fa nulla».

Bianchi: «Renzo, il fatto è che non potete consegnare una parte della città a spacciatori e gente che si tira le bottiglie. A Laives, appena eletto, ho firmato l’ordinanza per l’espulsione immediata dei nomadi con accampamenti abusivi».

Caramaschi: «Quello lo facciamo anche noi. Non mettere nello stesso calderone i nomadi con gli stranieri senza documenti. Io faccio il sindaco, non il questore. Siamo sulla rotta del Brennero. Da qui passano gli irregolari che vengono respinti a nord e chi prova a raggiungere la Germania. Mi sono letto il decreto sicurezza, dovrebbe essere l’arma definitiva per i sindaci. Sul taser e altro è tutto un rimandare ai prefetti e ai questori».

Bianchi: «Il tema della sicurezza del parco stazione deve essere messa al centro, bisogna fare pressione. Deve essere un luogo presidiato».

Caramaschi: «Dai ordini al prefetto? Quando sarai tu il sindaco di Bolzano farai meglio di me».

Bianchi:«Non si tratta solo di arrestare chi spaccia, che poi esce subito. Può essere efficace anche una pattuglia che passa regolarmente e impedisce a queste persone di bivaccare e fare risse».

Caramaschi: «Guarda che su questo sono più a destra di te. Ho appena fatto sgomberare l’accampamento sotto ponte Virgolo, abbiamo aumentato i pattugliamenti dei vigili e le telecamere, infatti i reati sono in calo».

Lasciamo da parte la sicurezza. Come sindaci italiani sentite la necessità di fare squadra?

Caramaschi: «Bolzano è anche la prima città tedesca in Alto Adige. Ho rivendicato il ruolo del capoluogo e ho anche detto che è giusto che il suo sindaco sia italiano. Un sindaco italiano, che è il sindaco di tutti. È venuto fuori quel putiferio con la Svp, che ancora non ho capito bene. Il gruppo italiano ha sempre meno voti e sempre più partiti. La massa critica dei sindaci aiuta».

Bianchi: «Ci sono due livelli. Noi sindaci del gruppo italiano dobbiamo fare squadra, quando serve. Poi abbiamo il tema della rappresentanza italiana in Provincia: ormai è talmente debole, che alla fine deve accettare tutto. La comunità italiana da molti anni non si sente rappresentata. La realtà è che se devi andare in Provincia, parli con Kompatscher, al massimo con la compresenza di Tommasini».

Vi aspettate novità nella giunta provinciale?

Caramaschi: «Non sono un esperto di politica, ma so che la Svp ha bisogno di avere un aggancio con il governo nazionale».

Bianchi: «So per certo che la prossima giunta non sarà Svp-Pd, anche solo per una questione di numeri. Per la prima volta la Svp potrebbe avere bisogno di due partner e questo porterà una maggiore vivacità nelle decisioni, perché non ci sarà più una Svp forte e un alleato debole. Potremmo avere Lega e Team Köllensperger o altro, non lo so. Laives ha rotto un muro: la Svp appoggia un sindaco di centrodestra. Tutto è possibile».

Caramaschi si ricandiderà? Bianchi vuole fare il sindaco di Bolzano?

Caramaschi: «C’è un problema di età. Finirei a 79 anni, sarei in grado di lavorare 10 ore al giorno? Bisogna vedere come si evolve la situazione».

Bianchi: «I giornali si divertono a scriverlo, ma ho detto che mi piacerebbe eventualmente un secondo mandato a Laives».

Caramaschi: «Se Bianchi si candida a Bolzano, allora corro anch’io. Non lavoro come un pazzo per fargli inaugurare le opere».

©RIPRODUZIONE RISERVATA















Altre notizie

Attualità