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Alla scoperta del Ladakh, il Paese dei mille monasteri

MERANO. Il viaggio in un Paese del quale si conosce poco o nulla è la proposta di On the road per oggi, alle 20.30, come sempre all’Urania in via Ortwein 6. Protagonista il Ladakh, il Paese dei...



MERANO. Il viaggio in un Paese del quale si conosce poco o nulla è la proposta di On the road per oggi, alle 20.30, come sempre all’Urania in via Ortwein 6. Protagonista il Ladakh, il Paese dei monasteri e dei passi in altura. Guide lungo i suoi territori sono Manuela Theiner e Christian Platzgummer. “Nonostante il turismo e i molti cambiamenti tecnologici avvenuti – raccontano - il Ladakh mantiene un’atmosfera dal fascino arcaico e misterioso. Abbiamo preso il primo volo possibile dopo la stagione delle piogge da Delhi per Leh. Grazie a un viaggio precedente abbiamo fissato la nostra dimora presso una famiglia che già avevamo conosciuto. Il traffico nelle città è cresciuto, ma ancora capita d’incrociare lungo le strade asini e vacche sacre. Le auto sempre più numerose sono costrette a rallentare e a fermarsi per lasciare il passo a questi animali. Durante il nostro soggiorno abbiamo programmato numerose escursioni, che ci hanno condotto a numerosi monasteri che. Purtroppo in questa occasione, a differenza del viaggio precedente, le condizioni atmosferiche ci hanno costretto a fare dei tour brevi, con cui abbiamo raggiunto vette solitarie e sconosciute dalle quali abbiamo ammirato paesaggi indescrivibili per la loro bellezza. Abbiamo raggiunto i confini con la Cina e sull’altopiano abbiamo visitato le famiglie nomadi conosciute nel viaggio precedente, che avevano il loro accampamento estivo “là da qualche parte”, come dicono i locali. Con loro abbiamo passato un breve periodo tra a capre e yak. Questa esperienza di silenzi e ospitalità ci ha colpiti ed impressionati. Abbiamo anche visitato una scuola per i bambini poveri del Tibet offrendo un nostro piccolo aiuto. In effetti, questo incontro è stato il motivo principale del nostro secondo viaggio: offrire un po’ di solidarietà concreta ai giovani tibetani. Col denaro che avevamo raccolto abbiamo comperato cose utili, come materiale scolastico, giochi e li abbiamo donati a una scuola vicino a Leh. La scuola è pubblica e a farcela conoscere è stato un amico, Otsal. Le organizzazioni solidaristiche europee non hanno ancora toccato queste realtà, che invece avrebbero molto bisogno di sostegno. Espletato, dunque, questo nostro impegno nel segno della solidarietà, soddisfatti, abbiamo concluso il nostro viaggio”. (gi.bo.)













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