Il caso

Allarme da farmacie e sociale, senza personale per il carovita 

Matteo Bonvicini, presidente di Federfarma: «I farmacisti nel resto d’Italia ci sono, ma fanno fatica a trasferirsi in Alto Adige, perché a partire dagli affitti, tutto costa di più. Gli stipendi sono più alti, ma non bastano»


Antonella Mattioli


BOLZANO. Farmacie e settore sociale: mondi diversi, accomunati dalla mancanza di personale. Purtroppo non si tratta di un problema temporaneo, ma strutturale che riguarda sia il pubblico che il privato. La situazione è tale per cui il Comune si è visto costretto a chiudere per tre mesi una delle sei farmacie e la Federazione per il sociale e la sanità ha fatto ieri una nota per denunciare una situazione che diventa sempre più critica.

«È vero che in Alto Adige, per lavorare nel pubblico, bisogna avere l’attestato di bilinguismo e questo rende più difficile la ricerca di personale un po’ in tutti i settori. Ma il problema vero è il costo della vita - a partire dagli alloggi in affitto o da acquistare - troppo alto. Risultato: alla fine uno sceglie di stare dove gli stipendi sono più bassi, ma può permettersi di più, perché vivere costa meno». Chi parla è Matteo Bonvicini, che spiega così la difficoltà nel reperire farmacisti. Il settore lo conosce molto bene in qualità di presidente provinciale di Federfarma; non solo: il gruppo Bonvicini a Bolzano ha due farmacie. Il problema, noto da tempo, si è acuito nell’ultimo periodo tanto che il Comune sarà costretto a chiudere la farmacia comunale di piazza Domenicani, dal primo marzo al 31 maggio.

L’assessore Juri Andriollo spera - ma si tratta al momento più di una speranza che di una certezza - che questa decisione, per quanto sofferta, consenta di recuperare alcune unità da spostare nelle altre cinque farmacie, evitando la chiusura a rotazione di una settimana che viene fatta in questo periodo.

Intanto la giunta comunale, nell’ultima seduta, ha bandito un concorso per due posti da farmacista. Ci vorranno comunque alcuni mesi per reclutare nuovo personale. Ammesso ovviamente di trovarlo. «Per noi - spiega l’assessore Andriollo - è ancora più difficile assumere farmacisti, perché devono avere l’attestato di bilinguismo». Gli stipendi sono mediamente più alti che nel resto d’Italia: un farmacista comunale al primo impiego guadagna circa 2.100 euro netti al mese; cui vanno aggiunte altre indennità legate all’attestato di bilinguismo e agli straordinari. «Però il costo della vita troppo alto - dice l’assessore - rende poco attrattivo venire a lavorare in Alto Adige».

Nel privato sarebbe auspicabile ma non c’è l’obbligo dell’attestato di bilinguismo, se non per il direttore della farmacia, ciononostante le difficoltà di reperire personale sono praticamente le stesse.

«I farmacisti nel resto d’Italia - spiega Bonvicini - ci sono eccome; ci sono anche molti neolaureati in cerca di un primo impiego. Nessuna preclusione a trasferirsi, almeno fino a quando non si informano sui prezzi delle case e scoprono che l’Alto Adige ha un costo della vita che è molto più alto che altrove. Fanno due conti e alla fine nella stragrande maggioranza dei casi rinunciano».

Sempre più difficile trovare personale qualificato e bilingue anche nel settore sociale. Il problema si è acuito durante la pandemia con l’introduzione dell’obbligo vaccinale che ha portato più persone a licenziarsi e cambiare lavoro. Di qui l’appello lanciato ieri dalle principali associazioni sociali: Volontarius, Lebenshilfe, Kvw, Caritas, Federazione per il sociale e la sanità, La strada, cooperativa Eos, Kinderdorf e Hands.

«Facciamo sempre più fatica - spiega Bruno Marcato, direttore di Hands - a trovare figure come psicologi, pedagogisti, educatori, operatori socio assistenziali e quando li troviamo, spesso e volentieri non sono bilingui. Il problema riguarda entrambi i gruppi: persone di madrelingua tedesca che conoscono poco l’italiano e viceversa. Per fronteggiare le carenze si potrebbero assumere anche persone senza bilinguismo, ma il costo degli alloggi scoraggia quanti arrivano da fuori e sarebbero interessati ad un contratto di lavoro a tempo indeterminato».

Suggerimenti per uscire dall’impasse, visto che ci sarà sempre più bisogno di certe figure? «Vanno valorizzate le professioni sociali oltre che economicamente anche come percezione: è un errore associarle sempre al concetto di fatica. Bisogna inoltre poter offrire alloggi a prezzi accessibili e facilitare l’apprendimento di italiano e tedesco».













Altre notizie

Attualità