Allarme Pd, Tommasini mobilita tutti 

Prova a convincere Repetto, ma non solo: «Chiederemo a ogni amministratore di candidarsi contro la svolta populista»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Si sono visti ieri in piazza Tribunale per la sfilata degli alpini. «Dobbiamo parlarci», così Christian Tommasini a Sandro Repetto. L’assessore provinciale prova a convincere Sandro Repetto a candidarsi, che se lo farà verrà sostenuto. Perché Repetto ha avvisato il Pd che in queste condizioni, «senza una scossa, un progetto vero» non farà la corsa alle provinciali. Tommasini capolista per il terzo mandato è l’unico punto fermo che il Pd si è dato, perché le obiezioni non hanno raggiunto la massa critica. È tutto in cambiamento, l’alleanza con la Svp potrebbe saltare. Così Tommasini.

Repetto è uscito allo scoperto, ma non è l’unico a sostenere che il Pd non stia mettendo a fuoco una strategia adeguata alla sua crisi. Il rischio è che tutto si risolva in una partita per la sua rielezione.

«Repetto è preoccupato per la composizione della lista. Sì, dobbiamo accelerare. Il messaggio è che mai come questa volta il Pd ha bisogno di tutti, Repetto e ogni amministratore che abbiamo elettoi. Chiederemo a tutti di candidarsi, perché sono in gioco gli equilibri della provincia, e Repetto dovrebbe essere uno dei candidati di punta, perché rappresenta la garanzia che alcuni processi non vengano buttati a mare in questa incomprensibile deriva italiana».

Si riferisce al lavoro sui richiedenti asilo come assessore comunale?

«Non solo. I cittadini si accorgeranno dei rischi che corriamo anche noi in Alto Adige con promesse irrealizzabili, che vengono coperte con gli slogan. Salvini grida contro i migranti, intanto gli sbarchi continuano. C’è chi dice la verità e chi distrae l’attenzione. Dicevamo che il populismo è la risposta semplificata a problemi complessi. Adesso ce lo troviamo al governo. Gli slogan non curano, prima o poi i nodi arriveranno al pettine».

Stava parlando di Alto Adige.

«Non siamo immuni, con in più la complicazione di governare in una terra così delicata. La disoccupazione zero, bella notizia, non è sufficiente per immunizzarci. Dobbiamo tenere agganciata la Svp a una idea di provincia aperta. Non è una decisione presa una volta per sempre, va costruita giorno per giorno. Da nord cantano le sirene austriache del populismo e della chiusura delle frontiere, da Roma quelle del nuovo governo. Fino a oggi siamo riusciti a tenere la barra dritta. Il tema non è solo il Pd, ma la scelta di campo di questa terra per i prossimi anni. In un Alto Adige che sceglie la chiusura, le prime conseguenze sarebbero per il gruppo italiano. Per non parlare del caos assoluto che regna in Trentino, questo sì che ci preoccupa».

Traduzione, siete consapevoli che la Svp è tentata dal cambio di alleanza in Provincia.

«Sì, è quello che sto dicendo. La Svp è un microcosmo e solo una parte crede in un Alto Adige aperto, plurilingue, che tenga insieme la dimensione urbana e quella rurale. Se riusciremo ad eleggere ancora due consiglieri potremo giocarci la partita. Non è tutto deciso. Vogliamo chiedere un incontro ai Verdi. Sono preoccupati quanto noi per la marea della destra. Su questa base possiamo condividere un ragionamento?».

La paura non è una buona consigliera. Il timore di venire scalzati dalla giunta potrebbe rendervi ancora più schiacciati sulla Svp?

«Queste sono le accuse che toccano a chi governa. Ci sono battaglie che vogliamo continuare a fare: per il capoluogo, per la sanità pubblica, sulla quale vedo addensarsi nuvole nere, sulla qualità del lavoro dovremmo concentrarci di più, e poi i nostri classici come la scuola plurilingue. È in corso una campagna scientifica di delegittimazione contro il Pd per sostituirlo al governo provinciale con forze più malleabili da parte di alcuni potentati».

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