Alloggi a Maso della Pieve Ci sono i Sinti da sfrattare

Vicino al cimitero (dove si trovano le roulotte dei Ferrari) sorgerà una casa Ipes Gallo: «Situazione difficile da gestire». Randi: «Troppi ricorsi contro le microaree»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Dopo la polemica per il trasferimento dei nomadi da viale Trento a Piè di Virgolo (con tanto di raccolta firme preannunciata da Unitalia) adesso si profila un altro caso che coinvolge i Ferrari, famiglia di sinti che vive nelle roulotte e in casette prefabbricate in via Maso della Pieve, nella zona tra il cimitero, la pizzeria e i campi da tennis del centro sportivo. Non sono mai stati segnalati, almeno finora, particolari problemi e i residenti hanno avuto poco o nulla da ridire. Gli edifici residenziali, venendo da Nord, sono sul lato destro della strada mentre i camper si trovano sulla sinistra e ciò ha consentito di evitare particolari attriti. A mettere in discussione il mantenimento di questa microarea è ora il Comune di Bolzano che ha previsto nel Masterplan, proprio in quel fazzoletto di terra, la realizzazione di un condominio Ipes con 32 alloggi. «Prima - ha anticipato l’assessore all’urbanistica Chiara Pasquali - bisogna individuare un’area alternativa per le famiglie di sinti che risiedono a ridosso del cimitero».

I Ferrari, in realtà, come ha spiegato ieri l’assessore Mauro Randi si sono attivati per trovare una soluzione alternativa in un lasso di tempo relativamente breve. «Da quanto mi risulta hanno acquistato, o sarebbero comunque pronti ad acquistare, un terreno agricolo, sul quale sarebbero intenzionati a trasferire roulotte e casette che oggi si trovano in via Maso della Pieve. Resta da capire se, urbanisticamente, si tratti di una strada percorribile o meno». Randi sottolinea come si tratti di nomadi residenti a Bolzano da alcuni decenni. «Alcuni dei sinti che vivono lì, per capirci, hanno fatto la leva quando ancora era di 24 mesi. Una famiglia del nucleo dei Ferrari ha trovato posto in una casa Ipes ma lì risiedono ancora circa venti persone». Per Randi il problema vero è che quando si individuano terreni idonei ad ospitare microaree piovono ricorsi in serie. «Appezzamenti che per anni sono stati trascurati o abbandonati improvvisamente diventano importanti, quasi strategici. Diciamo che c’è ancora troppa emotività per affrontare in modo consapevole l’intera questione».

L’assessore di Rifondazione Comunista Luigi Gallo, etichettato proprio di recente come «grande amico degli zingari e degli stranieri» solo per la sua particolare sensibilità sull’argomento, sottolinea che quella di via Maso della Pieve «sarà un’altra situazione difficile da gestire». Ma assicura che la politica delle microaree, che Bolzano ha imboccato dai tempi della giunta Salghetti, è comunque la più valida. «A dirlo è anche lo studio della Fondazione Michelucci di Firenze, a cui il Comune si era rivolto negli anni scorsi». Gallo ammette che ci sono tuttora «troppo resistenze culturali e politiche nell’affrontare una questione che comunque va inquadrata nel suo insieme. Non si possono obbligare tutte le famiglie di Sinti a vivere in alloggi Ipes anche perché le esperienze fatte finora non sono state tutte fortunate. I campi, sul modello della “spaghettata”, sono inutili e dannosi perché tutte le famiglie assieme non andavano d’accordo. Ecco allora spiegata la necessità di puntare su piccole aree per nuclei ristretti». Resta tuttavia il nodo di via Maso della Pieve: le 32 famiglie in attesa di una casa popolare rischiano di dover attendere anni, almeno fino a quando non sarà trovata una soluzione adeguata per i Ferrari.

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