Alto Adige: boom della Klotz, triplicati gli iscritti. Cresce la destra etnica

Klotz boom. La Südtiroler Freiheit sfiora i 3000 iscritti. "Non eravamo arrivati a tanto neppure negli anni migliori dell'Union für Südtirol"



BOLZANO. Klotz boom. La Südtiroler Freiheit sfiora i 3000 iscritti. «Non eravamo arrivati a tanto neppure negli anni migliori dell'Union für Südtirol, in cui eravamo sotto i 2000 iscritti», festeggia la capofila del movimento. Il segreto di Eva Klotz sta nella carta di identità: «Andiamo fortissimo tra i ragazzi, che distinguono tra la politica fatta per il potere e un movimento che mette al centro un ideale, la libertà, l'autodeterminazione». Ma «quella bolla prima o poi si sgonfierà. Sono temi che fanno parte della mia storia, ma la politica deve risolvere per primi i problemi che ha sotto gli occhi, a partire dalle difficoltà delle famiglie», assicura Andreas Pöder, che ne è tanto convinto da avere deciso di congedarsi dalla vecchia Union für Südtirol, trasformata in BürgerUnion.
Meno concentrati sulle campagne etniche anche i Freiheitlichen, con il leader Pius Leitner che rivendica: «La Svp a volte rincorre la Südtiroler Freiheit, ma la vera concorrenza la vive con noi». Mancano due anni e mezzo alle provinciali. La destra tedesca è sempre più caratterizzata da profili differenziati. Eva Klotz e il collega consigliere provinciale Sven Knoll raccolgono i frutti della campagna «Südtirol ist nicht Italien», dei referendum in Valle Aurina per l'autodeterminazione e, ancora prima, sui monumenti fascisti (in alleanza strategica con gli Schützen). Dai 937 iscritti del 2007-2008 il movimento è cresciuto fino ai 2800 di quest'anno. Questa la ricetta, secondo Eva Klotz: «Il nostro ideale, la libertà, è il più amato dai ragazzi». I rapporti con la Svp? «Senza di loro non riusciremo mai ad arrivare alla Selbstbestimmung, la Svp deve finalmente confrontarsi con questo tema. Finora tiene perché gestisce posti, potere e incarichi, ma non funzionerà per sempre», così Klotz.
Dall'alto dei già raggiunti cinque consiglieri Leitner analizza una formula che è, riassume, «vincente sotto il profilo del movimentismo e del risalto mediatico, perdente dal punto di vista dei risultati. Da anni si parla più di autodeterminazione e doppia cittadinanza che di problemi concreti, perché la Südtiroler Freiheit riesce a dettare l'agenda dei titoli di giornale. Ma sulla doppia cittadinanza hanno dimostrato un dilettantismo inconcepibile, loro e la Svp, facendosi dire continuamente di no dall'Austria. Non impegnarti, se prima non concordi la linea con gli austriaci». Così Leitner sui temi etnici, che li vede presenti ma senza enfasi: «Alla Südtiroler Freiheit parlano di ritorno all'Austria e non spiegano cosa farebbero degli italiani. Noi lavoriamo per lo Stato libero, dialogando con tutti i gruppi linguistici». Il tesseramento dei Freiheitlichen segue gli exploit elettorali: «Eravamo 300 tre anni fa, quando di fatto non veniva organizzato il tesseramento. Oggi siamo a 2500».
Conta su 1000 adesioni Andreas Pöder, la cui BürgerUnion («ci occuperemo di ceto medio, lavoratori e famiglie») viene descritta come una sorta di Carroccio sudtirolese. Era inutile concorrere contro uno schiacciasassi come il movimento della Klotz? Pöder nega: ««Una parte dei giovani è attirata dalle loro battaglie, ma è solo una parte. Generalmente i sudtirolesi non le vivono così intensamente e se n'è accorta anche la Svp: dopo l'iniziale inseguimento ha capito che deve fare la sua politica».
Ultimi, ma non ultimi, gli Schützen. Il neocomandante Elmar Thaler è fratello di un dirigente della Südtiroler Freiheit. Il suo motto è: «Noi lavoriamo sulle idee, sta alla politica raccoglierle». (fr.g.)

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