Alto Adige: parte la stagione del Törggelen

In edicola la nostra guida: andar per masi a gustare il vino nuovo con le castagne, ma non solo...



La nostra guida in edicola da sabato 5 ottobre a 8.80 euro

Autunno in Alto Adige: andar per osterie a gustare il vino nuovo assieme ad un piatto di castagne appena arrostite. Trascorrere un paio d’ore in compagnia tra un bicchiere e una fetta di speck nella calda atmosfera delle tipiche “Stube” tirolesi completamente rivestite in legno. Una antica tradizione della popolazione residente in Alto Adige che si è ora diffusa anche tra i turisti che giungono apposta per vivere questo magico “rito”. Come da tradizione, l’osteria si raggiunge a piedi, con una passeggiata non troppo lunga che prepara il fisico e lo spirito. Questa guida alterna alcune delle mete più conosciute ad altre “chicche” sconosciute ai più. Le passeggiate si svolgono nei boschi colorati dall’autunno, lungo prati e sentieri di mezza montagna per godere degli ultimi giorni di tepore prima dell’inverno. Le osterie (“Buschenschank”, l’originale denominazione tirolese), ci attendono con la rinomata ospitalità dei loro gestori.

Il nome

Da dove deriva il termine “Törggelen” ? Dal latino “torquere” che significa “pressare”. “Torggl” è infatti il torchio, termine con il quale popolarmente si definisce la pressa per l’uva. In autunno, subito dopo la vendemmia, in Alto Adige vi era, da parte dei viticoltori, l’usanza di spostarsi da “torchio” a “torchio” per assaggiare, verificare la qualità dei vini dei vari produttori locali. Il termine “Törggelen” assunse quindi il significato di spostarsi da maso a maso a visitare le cantine, letteralmente “andare per torchi”. Naturalmente l’assaggio del vino veniva accompagnato dai cibi tipici, Speck e “Schüttelbrot” (il pane secco e duro, caratteristico dei luoghi di montagna sudtirolesi) offerti dal produttore ospitante.

E soprattutto dai frutti di stagione, che in autunno sono castagne e noci. A differenza da allora, oggi non si frequenta più la cantina bensì il “Buschenschank” una sorta di locale pubblico agrituristico che si è pian piano sviluppato Il Torchio o “Torggl” da cui “Törggelen” negli ultimi decenni. Nella maggior parte dei casi l’ospite viene accolto nella “Stube”, il soggiorno, la stanza più importante del maso sudtirolese. Anche la parola “Buschenschank” vanta un passato secolare e risale al Medioevo. Esso è collegato al diritto conferito dai principi ai contadini di pressare l’uva, di produrre il vino e di tenersene una parte con l’autorizzazione di offrirla ai viandanti.

Nel Medioevo le locande che effettuavano tale servizio appendevano sulla porta un “Buschen”, un ramoscello verde. Tale ramoscello serviva ai viandanti ad identifi care i locali e a differenziarli dalle locande e taverne regolari, che avevano invece l’obbligo di esporre una insegna fissa tutto l’anno. Oggi come allora questi locali sono aperti solo in alcuni periodi e rappresentano un’interessante alternativa turistica, non solo per i prezzi contenuti, ma perché sono intrisi di quell’atmosfera contadina molto apprezzata dagli ospiti per gustare pienamente il sapore del vino e delle specialità tipiche.

Il significato del “Törggelen”

Questo “spostarsi da un maso all’altro” con lo scopo di assaggiare il frutto del lavoro di un anno intero è ancora oggi l’essenza del “rito” dell’andare “per vino nuovo e castagne”. Infatti il “Törggelen“ non si esaurisce con il raggiungere in macchina un Buschenschank, con il sedersi a tavola per mangiare e bere. Tutt’altro: visto he di “rito” si tratta, è parte fondamentale del rito stesso il cammino verso il luogo prescelto. E il cammino sarà un percorso selezionato appositamente per permettere non solo la camminata stessa ma anche di trovare il tempo per godere dello stare insieme a mangiare e bere i frutti di stagione, risultato di un anno di lavoro

E’ nell’insieme di passeggiata, spesso svolta in quell’atmosfera da “ultimi giorni di clima mite” prima dell’arrivo delle rigide temperature invernali, gustosi piatti tradizionali, vino nuovo e genuina convivialità all’interno delle Stube, che si ritrova l’essenza del successo del Törggelen, vero e proprio evento capace di attrarre in Alto Adige visitatori disposti a percorrere centinaia di chilometri pur di poterne vivere la fantastica atmosfera.

La camminata

La passeggiata è, come visto, elemento essenziale dell’andar per torchi. Gli itinerari preferiti si trovano a quote non troppo elevate e con lunghi tratti esposti al sole, proprio per sfruttare le ultime giornate di temperature miti dell’anno. La camminata, non dovrà essere troppo lunga e faticosa e deve essere adatta a tutta la famiglia. Anche se oggi il fenomeno dell’andare per “vino nuovo e castagne” è diffuso in tutto l’Alto Adige, nel Trentino e un po’ in tutto il Nord Italia (a Sologno, in provincia di Reggio Emilia, quest’anno si festeggia la 33a edizione di una festa dedicata proprio a vino nuovo e castagne) , è certo che il Törggelen è nato in Alto Adige ed esattamente nella zona della Valle d’Isarco. Ne erano coinvolti i masi che si trovavano fino ad altitudini (massimo 800 metri) alle quali è possibile coltivare la vite.

Negli ultimi tempi questa tradizione viene praticata un po’ ovunque, dal fondovalle all’alta montagna, ma noi qui presenteremo itinerari che portano a masi che si trovano sotto i 1000 metri. Un po’ per una questione climatica (nel periodo tipico del Törggelen, che va da fine settembre alla prima domenica dell’Avvento, le temperature ad altitudini più elevate possono essere troppo basse per una passeggiata che deve essere piacevole) e un po’ per rispettare l’origine vera del fenomeno, che è relativa a quei masi che producevano il proprio vino (e come detto in precedenza, sopra gli 800 m ciò non è possibile). Abbiamo poi scelto le zone più significative: oltre alla zona di origine, la Valle dell’Isarco, i dintorni di Bolzano (l’altopiano del Renon, Caldaro e Termeno sulla Strada del Vino) e il Burgraviato (dintorni di Merano).

La Stube

Il luogo in cui solitamente si degustano cibi e vino è il tipico maso di campagna (raramente) o montagna (nella maggior parte dei casi) sudtirolese. La particolare conformazione fisica del territorio, rappresentato quasi per la totalità da montagne alte e impervie, ha fatto sì che nei secoli si siano formati numerosissimi masi isolati, sparsi per tutto il territorio. A differenza dalle aziende agricole di pianura, che con l’ausilio di attrezzature meccanizzate riescono a lavorare grandi distese di campi, i masi altoatesini sono dotati solitamente di piccoli appezzamenti di terreno da lavorare fondamentalmente a mano, senza il supporto di attrezzi meccanizzati. Fortunatamente, nei secoli questa tipologia di insediamento rurale è sopravvissuta allo spopolamento, grazie al sistema del “maso chiuso” (alla morte del patriarca il fondo non può essere smembrato tra gli eredi) e, dal 2° dopoguerra in poi, alla saggia politica di aiuti della Provincia, che ha capito il grande valore rappresentato dal mantenimento in vita di questi isolati nuclei abitati. La stanza principale del maso è la “Stube”, il locale nel quale si mangia e si trascorrono le poche ore libere dal lavoro.

Essa è anche l’unica stanza riscaldata, tramite una stufa a legna sopra alla quale solitamente si trova una struttura in legno con un letto, il luogo del riposo pomeridiano dell’anziano di casa. La Stube è tutta rivestita di legno, fatto che le conferisce ancora più calore e atmosfera. In uno degli angoli della stanza non mancherà un crocifisso ligneo a sottolineare la profonda religiosità della gente di questi luoghi. Oltre a varie icone religiose, sulle pareti fanno bella mostra quadri e immagini dei più importanti aspetti della vita della famiglia. Un posto particolare è sempre riservato agli anziani, rispettati ed onorati anche quando sono arrivati alla fi ne della loro vita “produttiva”.

La convivialità

Attorno ai pochi tavoli della Stube si accomodano ospiti che spesso non si conoscono. Ma la particolare atmosfera del luogo, l’accoglienza dei gestori, il cibo e il vino aiutano a rompere le barriere tra gli sconosciuti. Difficile non sentirsi a proprio agio. Molto spesso si intonano canzoni popolari, a volte accompagnate da qualche improvvisato musicista (lo strumento più caratteristico è la fisarmonica).













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