Alto Adige: svelato il mistero del B24 abbattuto a Corvara nel '43

Una lunga ricerca tra gli esperti di aviazione americana. Undici le vittime, in Alta Badia la visita dei parenti del pilota John W. Viers


Ezio Danieli


CORVARA. La recente visita dalla Louisiana di Susan Viers - nipote del pilota John W. Viers, morto nel dicembre del 1943 al Crespena - e di suo figlio con la fidanzata e un’amica di Susan al cimitero di Corvara, dove furono sepolti i dieci soldati deceduti a seguito dell’abbattimento di un bombardiere - ha riproposto una stimolante storia che è stata ricostruita dal trevigiano Giorgio Pietrobon più che mai ostinato nelle sue ricerche iniziate nel 1965 quando era sergente di complemento dei pionieri alpini della «Cadore» alla caserma «Gioppi» di Arabba.

LA STORIA. Tutto inizia nell’inverno 1943 ma soltanto nel maggio 2000 - grazie ad un testimone di Livinallongo - Pietrobon viene a conoscenza della caduta di un bombardiere quadrimotore americano in Alta Badia, nella valle Rosa Alpina. E inizia la lunga fase della ricerca, grazie ad un gruppo di testimoni, il più anziano dei quali è Giarone Costamoling di 93 anni. «Alla fine - racconta Pietrobon - potei registrare racconti concordanti, generosi e ricchi di dettagli per i quali sono gratissimo a 35 donne e uomini soprattutto di Colfosco. Fin dall’inizio ricevetti in regalo resti metallici del bombardiere Usa, uno grandissimo da Paolo Clara, ma nessuno poté illuminarne la provenienza. Floriano Alfreider mi consegnò perfino parte di uno pneumatico».

LA PRIMA TRACCIA. Un primo passo avanti arrivò dopo la verifica sul registro dei morti dal parroco di Corvara Don Alfonso Clara. Risultava il ritrovamento di 11 caduti alleati al Lago Crespena il 19 dicembre 1943. Nessun elenco di nomi o altri dati. I valligiani ricordavano le slitte usate per il trasporto e le pessime condizioni dei corpi straziati da un incendio a bordo. Heinz Kostner, per molti anni sindaco di Corvara, rammentava la disposizione delle tombe vista da bambino. Francesco Piccolruaz ricordava perfettamente l’attacco compiuto da sotto da un caccia tedesco che aveva staccato una semiala al pesante aereo nemico, causando nel contempo un incendio devastante che immediatamente lo avvolse in una palla di fuoco. Il fatto è stato ricordato anche da Filomena Pitscheider che, uscita col piatto del pranzo in mano per seguire la scena, cadde dalla scala esterna e finì sulla neve.

I DANNI E IL MISTERO. Un pesante frammento metallico perduto dall’aereo ormai fuori controllo aveva danneggiato pesantemente il campanile di Colfosco, prima di sparire alle spalle del Monte Ciampac. Però i dati personali sui Caduti statunitensi non saltavano fuori. «Giorgio Kostner - continua Pietrobon - un pomeriggio d’autunno mi accompagnò fino al terreno della tragedia. Restavano pochi rottami notevoli e tanti piccoli pezzi di diversi materiali: alluminio, plastica, vetro, legno e ferraglia in un’area che ben conservava traccia del vasto incendio».

GLI ARCHIVI. Pietrobon ha seguito anche la pista ufficiale degli archivi comunali «Ma - ricorda - al segretario comunale Vinzenz Clara risultò che c’era stato un incendio con la perdita di faldoni di quel periodo. Solo un Registro di Protocollo conservava tracce di una corrispondenza scambiata a guerra finita dal Municipio con la Prefettura di Bolzano dove i morti americani di Corvara erano sì stati segnalati ma sempre senza elenco. Solo il loro numero: 11». Un giorno il vecchio parroco di Colfosco, Don Vincenzo Frena, fece conoscere a Pietrobon Francesco Mersa del Trafoi. «Altre due lamiere - continua il racconto - si unirono così alla mia collezione. La più piccola, esternamente verniciata in rosa sabbia, il colore del deserto africano - nella faccia interna, sporca di grasso secco e fiorun di fieno per essere stata per decine di anni sotto il tetto della stalla a risolvere una infiltrazione di acqua piovana - lasciava apparire delle iscrizioni, forse lettere o numeri. La pulizia evidenziò una scritta in inglese che indicava la provenienza dal Motore n. 1 di un bombardiere B-24D”Liberator”, seguita dal numero: 1479.

LA RICOSTRUZIONE. La pista era altamente interessante ma quei dati non risultarono sufficienti per decidere di quale B-24 si trattasse. I documenti ufficiali dell’Aviazione dell’Esercito degli Usa presentavano la registrazione dei numeri di matricola di tutti i motori ma questo non trovava corrispondenza in nessuna serie. «Finalmente capii in quale sito internet avrei potuto chiedere aiuto nell’interpretazione della carenatura codicizzata. Inviato il post con la foto del pezzo nel Forum del sito armyairforces.com dei Veterani Aviatori Americani della 2 Guerra Mondiale dovetti attendere 24 ore per ottenere la sentenza: il mio pezzo derivava da un famosissimo quadrimotore dell’Air Force americana. Il pilota era John W. Viers, dieci gli aviatori a bordo tutti KIA, Killed In Action, uccisi in combattimento.

CINQUE CHILI. "Fu proprio l’interprete del codice fustellato sulla lamiera a farmi conoscere il Maj. Robert Sternfels che su quel velivolo aveva volato 31 volte come pilota. Quello era il”suo” aereo, quasi personale. Anni fa Bob si commosse quando potè avere in regalo 5 kg del suo amato aereo".

I CORPI
. Nel febbraio 2005 Glenn Strong, storico per passione, dagli Stati Uniti inviò i dati cimiteriali di questo equipaggio: 2 corpi si trovano nel Cimitero militare USA di Firenze, 7 in una tomba collettiva nel Kentucky, l’ultimo in California: di questo, né contatti né foto.

ALTRE INDAGINI. Giorgio Pietrobon continua le sue ricerche: «Da anni indago anche sull’abbattimento di due caccia germanici in duello con le formazioni americane, proprio quel giorno del bombardiere caduto. Uno è stato risolto con la salvezza mediante paracadute del pilota Emil Bitsch, morto poi in Olanda 90 giorni dopo. Il secondo è la morte in combattimento del maggiore Cesar Meyer - Shaar i cui resti sono rimasti insepolti in Cadore per settimane, fra la neve.













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