Alto Adige: troppi italiani nella squadra di calcio, i giocatori tedeschi si ammutinano

E' successo a Caldaro, nella locale squadra che milita in prima categoria: i ragazzi locali non hanno gradito la campagna di rafforzamento della società che li escludeva e hanno cominciato a disertare gli allenamenti fino a quando i rinforzi italiani non hanno deciso di andarsene. Il presidente: «Lo sport dovrebbe unire»


Matteo Igini


CALDARO. «Conflitto etnico? Non mi spingo a tanto, certo è che la mia idea di un calcio che vada sopra le divisioni linguistiche a Caldaro non è passata». Hermann Heidegger, presidente del Caldaro, squadra di calcio altoatesina che milita in prima categoria, è visibilmente deluso per l'insanabile spaccatura in seno allo spogliatoio.

La "regina" del mercato della Prima Categoria perde i pezzi. E che pezzi. E tutti giocatori di madrelingua italiana. La scorsa settimana Fabio Bertoldi, bomber abituato all'Eccellenza, Gianpaolo Salviato, centrocampista con un passato tra i professionisti, e Luca Turri, altro attaccante di razza, hanno fatto le valigie. Assieme a questi giocatori se ne è andato anche mister Giuliano Piccoli, che ha rassegnato le dimissioni.

Ma presto anche il presidente Hermann Heidegger si dimetterà. Il motivo? Lo spogliatoio caldarese si è spaccato: i giocatori locali, in rotta con le scelte della dirigenza, si sono ammutinati perché non vedevano di buon occhio l'inserimento nella "loro" squadra di giocatori italiani da fuori. All'inizio ce n'erano tre, e andava ancora bene. Poi sono saliti a cinque: decisamente troppi, secondo loro.

E così è nato lo scontro con la società, che quest'estate aveva creato uno squadrone, favorito per il successo. Oltre a Bertoldi e Salviato, avevano preso anche il portiere Begher. Poi, nella sessione invernale, oltre a De Cristofaro, si è aggiunto anche Turri. E questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

"Nel girone d'andata (chiuso al comando dal Caldaro, che ora è quarto, a -5 dalla vetta, ndr) tutto è filato liscio - spiega Salviato -. Dopo la sosta invernale, però, ci siamo ritrovati agli allenamenti contati, eravamo al massimo sette o otto. A questo punto c'è stata la possibilità, sponsorizzata da me e da Fabio, di prendere un attaccante come Turri. E lì sono iniziati i "casini". Alcuni giocatori locali hanno minacciato che avrebbero consegnato la borsa visto che non erano d'accordo con la decisione della società e che non avevano più stimoli ad andare avanti: con l'arrivo di Turri, infatti, ritenevano che i giocatori "da fuori" fossero troppi. A questo punto io, Fabio, Luca e il mister abbiamo preso la decisione di lasciare questa squadra, che - senza di noi - evidentemente si sentirà più unita. Ma dispiace che sia andata a finire così".

"Avevamo creato un bel giocattolo - spiega amareggiato il presidente Hermann Heidegger - che purtroppo è stato distrutto. Perché? Perché alcuni giocatori locali non hanno condiviso certe scelte fatte dalla società. Dico solo che lo sport dovrebbe unire, non dividere e che i giocatori dovrebbero pensare solo a giocare. Ci sono stati diversi problemi, si è creato un clima ostile e così non posso andare avanti". La strategia societaria di prendere ragazzi da fuori guardando solo alle capacità pedatorie per puntare al salto di categoria in Promozione pare non sia stata apprezzata dai giocatori del posto. "E' stato comunque un lusso avere in squadra giocatori che forse nessuna società sarebbe riuscita a portare in un campionato di Prima Categoria. Ringrazio tutti quelli che hanno sposato il nostro progetto, ma così è davvero impossibile proseguire".

Sulla questione è intervenuto anche Fabio Bertoldi. "Così - dice - non potevamo andare avanti e ho preferito lasciare, visto che è venuto a mancare il progetto iniziale. I giocatori dovrebbero pensare solo a giocare, ma qui non è stato così. Mi dispiace per il presidente e la società: hanno fatto sforzi notevoli e si sono sempre comportati correttamente fino all'ultimo. Alla fine della fiera, ai giocatori del posto non interessava vincere".













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