«Altoatesini arroganti», caso nazionale
Rizzo: «Speciali senza più senso». Stella: «Troppi pregiudizi». Intanto la ricerca sull’Alto Adige scompare dal web
BOLZANO. Altoatesini arroganti, l’indagine non c’è più. Non sul web. Giovedì in consiglio provinciale è stata presentata l’indagine sulla percezione dell’Alto Adige, che tanta eco ha avuto per i suoi risultati. Una provincia vissuta dal resto d’Italia come «straniera», abitata da una popolazione efficiente, ma distante, fredda, antipatica.
Il link con le slide riassuntive dell’indagine, commissionata da Palazzo Widmann, è sparito dal comunicato stampa. Il giorno successivo alla presentazione una nota aveva avvisato di utilizzare foto e grafici solo previo consenso dell’agenzia di stampa. Problema risolto, indagine tolta dal web.
«L’immagine che la provincia ha all’esterno non è sempre positiva, e bisogna fare qualcosa per cambiarla, intervenendo gradualmente affinché ci si ponga non come i migliori, ma come diversi, una qualità da connotare con aspetti positivi, e che è alla base dell’Autonomia. Non si tratta di propaganda, ma di raccontare delle storie positive e vere», ha detto in aula il presidente Arno Kompatscher.
Annunciato il coinvolgimento di «ambasciatori» locali, campioni e personalità. Abbiamo chiesto l’opinione di due giornalisti celebri, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, autori de «La Casta» e altri saggi, conoscitori dell’Alto Adige.
Per il primo, le autonomie speciali oggi non hanno più senso. Per il secondo, i cliché sui sudtirolesi vanno a braccetto con la scarsa conoscenza dell’autonomia.