Anche defunti altoatesini nel capannone dell’orrore 

L’indagine. Dai primi accertamenti risulta che la ditta avesse contatti in provincia con i Comuni  di Ora, Egna e Laives. Negli ultimi due mesi sarebbero transitate almeno 300 salme riesumate



Bolzano. Gli inquirenti ne sono sicuri: nel capannone dell’orrore di Asola di Scurelle in Trentino sono transitate oltre alle spoglie di diversi defunti trentini probabilmente anche quelle di diversi altoatesini.

L’elenco dei Comuni che hanno in essere contratti con la Linea Momenti di Pergine Valsugana, il cui rappresentante legale è indagato per smaltimento illecito di rifiuti e vilipendio di cadavere, lavorava infatti con numerosi enti locali e per l’Alto Adige risultano al momento in elenco i Comuni di Ora, Egna e Laives; per il Trentino risultano invece i Comuni di Scurelle, in primis, poi Isera, Borgo Valsugana, Pieve Tesino, Bieno, Folgaria, Telve di Sopra, Luserna, Laste Basse, Besenello, Cinte Tesino, Ospedaletto ed Albiano.

Le verifiche

I carabinieri del Noe sono ora al lavoro per ricostruire la fitta rete di incarichi in capo alla ditta della Valsugana, che anche da una rapida ricerca sul web risulta essere una delle più attive nell’ambito dei servizi cimiteriali.

Lo sconto sulla tariffa.

La Linea Momenti, peraltro, risulta avere la regolare licenza per il trasporto di resti cimiteriali. Il punto, però, è cosa avveniva tra l’esumazione e la consegna dei resti ai centri crematori: dai primi riscontri, il capannone di Scurelle serviva come punto d’appoggio per trasferire le spoglie dei defunti dalle bare ad alcuni scatoloni di cartone, il tutto tra sporcizia e rifiuti di varia natura.

Questo perché la tariffa dei centri crematori si differenzia in base alla presenza o meno della bara, con un costo che oscilla dagli 800 (se è presente la cassa) ai 400 euro, se si è sprovvisti. In questo modo quindi, liberandosi preventivamente delle bare, la spesa si dimezzava e le casse in zinco - sempre secondo i primi esiti investigativi - venivano anzi recuperate e rivendute, con un ulteriore guadagno.

Le ipotesi.

Il capannone di Asola di Scurelle - di proprietà di un imprenditore bresciano - sarebbe stato utilizzato dall’impresa a partire da settembre o ottobre dello scorso anno. Incrociando anche i dati legati a ditte che recuperano lo zinco, gli investigatori ritengono che sino ad oggi da Scurelle siano transitate almeno 300 salme negli ultimi due mesi.

Per il momento, rispetto alle 27 spoglie individuate mercoledì, si tratterebbe di defunti veneti, provenienti dalla province di Padova, Treviso, Vicenza e Venezia, ma visto il numero di incarichi con Comuni del Trentino il sospetto è che il presunto business sul «caro estinto» sia ben più ramificato e che si parli di ben più di trecento resti, con un guadagno stimato di diverse decine di migliaia di euro.

I risvolti.

Intanto la Procura, che in prima battuta aveva sequestrato le salme e le aveva fatte portare al cimitero di Scurelle, ha dato il via libera affinché proseguissero il viaggio verso la cremazione. L’indagine potrebbe comunque assumere dimensioni ben più ampie, non solo perché i parenti potrebbero, in un eventuale procedimento, costituirsi come parte offesa, ma anche perché i Comuni - che in molti casi avrebbero finanziato il servizio - potrebbero farsi avanti con la magistratura. Dal canto suo l’indagato si è difeso sostenendo che la procedura seguita fosse del tutto lecita.













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