Anche sul pane la crisi di fine mese

Alla terza settimana flessione del 10%. Più «bianco», meno bio (troppo costoso)


Francesca Gonzato


BOLZANO. La crisi è arrivata al pane. Dalla terza settimana nei panifici i clienti riducono gli acquisti o scelgono qualità meno costose. «Vendiamo più pane bianco e meno pane speciale. E soprattutto meno dolci» racconta Benjamin Profanter, presidente dei panificatori. Guardare al portafoglio anche in panetteria? E' una realtà in Alto Adige conosciuta dall'inizio della crisi e in peggioramento. Si parla di riduzioni del 10% sull'acquisto di pane, mentre sui dolci si arriva al 20%. «Il fenomeno è più forte da un anno e direi che si sta aggravando, non migliorando», racconta Andreas Pellegrini, della famiglia proprietaria della Lemayr Srl. Amaramente il fratello Sandro Pellegrini commenta: «Le famiglie devono tagliare. Ho capito che molti scelgono di salvare le apparenze, acquistando un certo tipo di abbigliamento, e magari risparmiare su ciò che mettono a tavola». La crisi si avverte dalla terza settimana. I panificatori reagiscono modificando la produzione per assecondare le richieste dei clienti. Benjamin Profanter, presidente provinciale dei panificatori nell'Unione commercio, conferma il fenomeno. Ne parla con i colleghi e cita il suo esempio diretto, significativo perché è titolare a Bressanone di un forno specializzato in pane biologico, con particolare attenzione a miscele adatte a chi soffre di intolleranze (farro, kamut). Prodotti che viaggiano dai 6 euro in su. «Chi viene da noi cerca un certo tipo di prodotto e ne conosce il prezzo. Tuttavia a fine mese le vendite iniziano a calare e i clienti si indirizzano di più sul pane bianco. Direi una contrazione del 5-10%. Sui dolci le percentuali sono ancora più alte. Dalla terza settimana gli "sfizi" vengono acquistati con maggiore parsimonia: il 20% in meno di tortine, croissant, crostate per la merenda». Proprio in Val d'Isarco ha toccato con mano queste segnalazioni Christian Troger, sindacalista della Uil: «Durante un incontro con i dipendenti di un panificio importante mi è stato spiegato che dalla terza settimana in poi la produzione prevede un incremento del pane bianco più economico. E' l'ulteriore conferma di quanto sta accadendo alle famiglie e al loro potere di acquisto. La situazione peggiorerà ulteriormente grazie alla finanziaria del governo, che peserà sugli stipendi». Così da Lemayr raccontano la crisi delle famiglie. «La nostra azienda sta cercando di praticare una politica accorta dei prezzi. Da noi trovi il pane bianco ancora a 3,90 euro al chilo. Offriamo anche pani speciali da 10,80 euro, ma è un prodotto di nicchia, nella misura di uno su dieci. Questo per dire che nel nostro caso non c'è una diminuzione del quantitativo di pane: la prima settimana è uguale alla quarta, senza neppure scostamenti significativi dal multicereale costoso alla rosetta», spiega Andreas Pellegrini, «Quello che verifichiamo quando si avvicina la fine del mese è un incasso più basso del 5-7% nello scontrino medio». A cosa rinunciano i clienti? «Magari si acquista un dolce in meno, ma nei nostri negozi vendiamo anche latticini, salumi, yogurt, quindi non per forza il sacrificio colpisce un genere voluttuario purtroppo». Racconti simili arrivano anche dai negozi della catena Franziskaner, da cui abbiamo raccolto alcuni prezzi: pane bianco da 4 euro al chilo, pani ai semi di lino, di girasole o al kamut a 6.50 per arrivare ai pani dolci con mele da 10 euro al chilo, krapfen a 1,20 euro.

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