Anoressia: in Alto Adige 500 casi l’anno

La responsabile del Centro di via Cassa di risparmio: «Le pazienti sono sempre più giovani: spesso hanno meno di 15 anni»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Quando un anno fa è arrivata da noi era pelle e ossa: aveva 15 anni ma ne dimostrava 10 e ciononostante si sentiva terribilmente grassa. Assieme all’anoressia aveva sviluppato una sindrome ossessivo-compulsiva: si muoveva in continuazione e non riusciva a stare seduta. Mi diceva: “Voglio morire”. È stata nostra ospite già due volte e probabilmente tornerà di nuovo: la strada è ancora lunga».

Helmut Zingerle, responsabile del Centro terapeutico Bad Bachgart di Rodengo, racconta di quell’adolescente-bambina, ossessionata dal peso, per spiegare come le terapie per uscire dal tunnel dell’anoressia siano lunghe e faticose per il paziente, per le famiglie, per i medici e gli psicoterapeuti; e anche quando il successo sembra a portata di mano c’è sempre il rischio di ricadute. Nel centro immerso nel verde di Rodengo in Alto Adige si curano i casi che richiedono lunghi periodi di ricovero, ma prima di arrivare lassù, chi soffre di anoressia, bulimia o più in generale di disturbi alimentari, approda spesso al Centro per i disturbi del comportamento alimentare Infes di via Talvera a Bolzano. Il servizio - diretto dalla psicoterapeuta Raffaella Vanzetta - è gratuito e non vengono chieste neppure le generalità. Da lì le persone vengono poi indirizzate nei Servizi dei disturbi del comportamento alimentare dell’Asl presenti nei quattro comprensori. Se c’è bisogno di ricovero in ospedale i reparti di riferimento sono la Psichiatria di Bolzano per gli adulti; la pediatria di Bressanone per chi ha meno di 18 anni.

Pazienti giovanissime. Responsabile del Servizio disturbi del comportamento alimentare di Bolzano è la nutrizionista clinica del San Maurizio Rita Trovato, che due volte alla settimana, fa ambulatorio al civico 8 di via Cassa di risparmio.

«È qui - racconta - che spesso trascinate dai genitori arrivano le giovanissime pazienti. Il fenomeno, in base alle statistiche, è stabile: in Alto Adige sono circa 500 all’anno le persone con gravi disturbi alimentari che vengono seguite da un pool di specialisti che vanno dal nutrizionista al dietologo, allo psicoterapeuta. Si calcola però che siano circa 10-12 mila le persone che in Alto Adige nel corso della vita fanno i conti con disturbi legati all’alimentazione».

Identikit. Il servizio è stato aperto nel 2010, cinque anni nei quali è cambiato l’identikit del paziente. «In generale le patologie legate ad un rapporto sbagliato con il cibo interessano soprattutto le donne tra i 15 e i 25 anni, ma ultimamente abbiamo notato un aumento dei casi tra chi ha meno di 15 anni e più di 40. Inoltre il fenomeno comincia ad interessare anche i coetanei maschi, ma in maniera diversa: loro in genere si fissano sull’aumento delle masse muscolari da sviluppare con sedute estenuanti di palestra e diete a base di proteine che creano grossi guai. Preoccupa il fatto che il problema dieta è un chiodo fisso nella vita degli adolescenti. Da un’indagine tra i ragazzi in età scolare (11-15 anni) è emerso che l’88% è normo-peso, ma il 46% ritiene di essere troppo grasso».

I genitori. L’ossessione del peso crea situazioni drammatiche che coinvolgono l’intera famiglia. «I genitori soprattutto nella fase iniziale - spiega Trovato - si sentono in colpa e sono impotenti davanti alla figlia che si rifiuta di mangiare; la vedono deperire rapidamente e cadere in depressione. Reagiscono, insistendo perché mangi, ma questo spesso e volentieri è controproducente, perché l’anoressia, come altri gravi disturbi legati all’alimentazione, non è un capriccio ma la conseguenza di una sofferenza psicologica profonda che si manifesta in un rifiuto del proprio corpo e nella ricerca del modello ideale di magrezza che, nella cultura di oggi, è simbolo di successo. Purtroppo non si rendono conto dei rischi».













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