Anoressia, in cura all’Asl cinquecento altoatesine 

La giornata dell’alimentazione. Il Forum prevenzione: il Covid ha peggiorato la situazione Vanzetta: «Sanità, medici e terapeuti collaborino più strettamente anche con i centri fitness»


Paolo Campostrini


Bolzano. In cinquecento sono in cura all'Azienda sanitaria. Un piccolo esercito. Non mangiano perché vogliono diventare belle. Ma era l'anno scorso. Ora, dopo il Covid, anche questa curva si è impennata: la magrezza come sfida e alla fine come malattia. Sono soprattutto, se non tutte, donne: "Dieci anni fa vedevo raramente quattordicenni in queste condizioni - dice Rafaela Vanzetta - ora ne arrivano di neppure 12 anni".

Ma chi si cura è solo la punta dell'iceberg. La gran parte si immagina una strada tutta personale per rispondere a quell'immagine che insegue di sé, dentro le mulattiere delle diete afferrate in internet o aggredendo gli integratori. Oppure tuffandosi nelle palestre dove tutto sembra facile, anche se costa sudore. Ecco il buco nero in cui precipitano centinaia di donne, ragazze, adolescenti.

Ma perché proprio loro e non gli uomini? "Gli uomini hanno altre vie d'uscita, pochi li giudicano per un chilo di troppo. Invece le donne - spiega Rafaela Vanzetta, psicoterapeuta - subiscono una pressione sociale inaudita".

La pubblicità, i rotocalchi, la televisione, i grandi fratelli. Vanzetta fa parte del grande contenitore altoatesino del Forum prevenzione, il quale è come un sottomarino che si muove nelle profondità delle dipendenze, siano esse alcoliche o legate alle droghe. O all'anoressia. Che ormai schiavizza intere generazioni.

Così che ieri, prendendo avvio dalla giornata mondiale dell'alimentazione e che segue di poco quella della salute mentale, il Centro disturbi alimentari del Forum ha provato a mettere in connessione le due facce dello stesso dramma. Che è tra i più nascosti. E lo ha fatto dentro una palestra, la Impuls di via Crispi. La ragione? "E' spesso nelle palestre che questa deriva patologica diventa inarrestabile" dicono gli esperti. Perché la propria corsa alla magrezza, all'adeguatezza ai canoni trova sponde straordinariamente accessibili tra pesi, specchi, tutine e, soprattutto, integratori. Ecco, sono questi ultimi l'amo a cui si abbocca più facilmente. "E' che tante strutture - spiega ancora Rafaela Vanzetta, accanto al gestore Paolo Torreggiani - giocando sulla definizione di spazi commerciali e non sportivi neppure sono obbligate a chiedere il certificato medico. Approfittando di un buco legislativo. E fanno accedere senza problemi alla scorciatoia dell'integratore, della dieta fai da te". O fai da loro.

L'altra strada invece? Dare meno valore al peso e più peso al tuo valore, recita lo slogan della campagna. Che ha lanciato la proposta di una collaborazione ben più stretta dell'attuale tra i centri di fitness e gli organismi sanitari, Asl, Forum, medici di base, terapeuti riconosciuti.

Poi c'è stato il passaggio del Covid. Per molti ha significato recupero degli ambienti domestici, vicinanza con la famiglia, lavoro a distanza, letture. Per molte, invece, l'accentuazione dei propri disturbi alimentari. Il timore di prendere peso con lo stare in casa, si è spesso tradotto in angoscia del grasso invisibile e dunque nell'accentuazione di quelle pratiche di dimagrimento fai da te che, ora, hanno le loro ricadute sanitarie. Ecco un'altra onda lunga del virus: l'aumento dei disturbi alimentari, dell'anoressia, delle patologie legate alle abitudini alimentari forzate. L'obiettivo è così un benessere fisico naturale "senza numeri". Come la bilancia posta a simbolo in palestra dove alle cifre dei chili si leggono inviti all'ottimismo, all'autorevolezza a dare il meglio di se. E a trovarlo in se.

"Dobbiamo imparare a fare amicizia col nostro corpo perchè questo rapporto durerà tutta la vita" spiega Torreggiani. Magari scappando via dalla tv.













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