Antenne cellulari in centro 130 mila euro di condanna

Il nuovo regolamento comunale bocciato dal Tribunale amministrativo regionale Vodafone, Tim, Wind e Tre presentano 19 ricorsi. Penta costretto a fare appello


di Davide Pasquali


BOLZANO. Ben diciannove ricorsi, costati ai contribuenti bolzanini 130 mila euro. Il motivo? In Comune qualcuno ha elaborato dei regolamenti sul posizionamento delle antenne per i cellulari un po’ così, diciamo alla leggera. Ossia senza considerare adeguatamente le leggi nazionali, i regolamenti europei sull’inquinamento elettromagnetico, le esigenze dei gestori della telefonia mobile. È accaduto negli anni/mesi scorsi, ma lo si è saputo solo ora, dopo che il commissario Penta ha pubblicato la relazione riguardo i suoi sei mesi di gestione straordinaria del Comune.

Nel 2009, il consiglio comunale approvò il regolamento riguardo le infrastrutture di telecomunicazione. Nel 2014 vennero apportate delle ulteriori modifiche, riguardo la localizzazione delle infrastrutture, in teoria per adeguarle alla normativa provinciale. Contro tale regolamento comunale diversi gestori di telefonia hanno presentato ricorso: Telecom, Wind, H3G e Vodafone. In totale, ben 19 contenziosi. Si sosteneva che il divieto, previsto dal Comune, di installazione e/o riconfigurazione degli impianti situati nel raggio di 100 metri dai siti qualificati come sensibili (scuole, asili) non garantiva una copertura uniforme su tutto il territorio comunale. Nell’ambito di tali contenziosi, è stata disposta ed esperita una consulenza tecnica d’ufficio, in esito alla quale il consulente ha definitivamente rilevato che le norme regolamentari comunali non garantivano una copertura uniforme in tutta la città e che, nello specifico, sussistevano problemi in centro storico. Siccome la perizia dava torto al Comune, nel timore di vedersi cancellato l’intero nuovo regolamento edilizio sulle antenne, il municipio ha subito apportato dei correttivi al nuovo regolamento: possibilità di deroghe in centro per l’installazione/riconfigurazione anche se entro il raggio di protezione dal tal luogo sensibile, se i gestori avessero dimostrato che la copertura del segnale non fosse realizzabile in altro modo. Si è poi ridotto a 75 metri il raggio di sicurezza, eliminando le pertinenze esterne ai siti sensibili (per esempio il cortile esterno di una scuola) e considerando che sull’area pertinenziale i tempi di esposizione sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli del sito stesso. Si sono apportati ulteriori aggiustamenti, ma intanto la frittata era fatta. Anche se così i gestori hanno ottenuto la garanzia di poter raggiungere e servire l’intero territorio comunale, e nonostante il Tar abbia dichiarato così cessata la materia del contendere, il Comune è stato condannato a pagare 130 mila euro di spese di giudizio. Si è pertanto reso necessario, scrive Penta, «proporre appello avverso le suddette sentenze». Difficilmente, però, servirà a qualcosa.













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