Aperture domenicali, dopo il Covid si torna al “rito” dello shopping 

Favorevoli e contrari. Dopo i mesi del lockdown, ieri la prima giornata di compere. Per alcuni è anche l’occasione per “fare qualcosa” Nei centri commerciali i clienti sono combattuti tra la comodità del fare la spesa in tutta tranquillità e l’attenzione agli addetti del settore


Sara Martinello


Bolzano. Se non fosse stata un’afosa giornata di luglio, ieri, nei centri commerciali di gente se ne sarebbe vista anche di più. la prima domenica di apertura di negozi e supermercati dopo i mesi del lockdown sarebbe sembrata una qualsiasi giornata feriale, se non fosse stato per i cartelli disseminati tra parcheggi, atrii e scale mobili a ricordare i nuovi orari o sconti allettanti che invogliassero la gente a comprare. o almeno a curiosare. perché l’apertura domenicale può essere interpretata in diversi modi: come un’occasione per fare la spesa grossa o come un modo di trovare refrigerio o “qualcosa da fare”, per esempio. oppure come una giornata come tutte le altre, a lavorare dietro un bancone, a battere le dita su una cassa.

La domenica del villaggio.

La domenica del Twenty è tornata, più o meno. A mezzogiorno i primi due piani del parcheggio interrato sono piuttosto affollati. Alla lavanderia quattro uomini fanno il bucato. Sopra, già al primo piano, un discreto numero di clienti dirige i propri passi verso il Mediaworld. Negli spazi comuni e nei punti vendita delle catene commerciali di gente ce n’è, ma non al supermercato. Pochissimi i carrelli pieni.

Il rito della spesa.

La domenica lavorativa mostra la diversa vocazione dei due centri commerciali bolzanini. Se quello di via Galilei attrae soprattutto per la varietà dell’offerta, l’altro, il Centrum, ha un punto di forte interesse che catalizza anche le attenzioni di chi vive a Laives. L’ipermercato.

Dina e Giuseppe Bailoni sono arrivati da San Giacomo. «Volevamo quasi venire a piedi e fare una passeggiata, ma con questo caldo... Da una parte è bello che abbiano ripreso con l’apertura di domenica, insomma, si fa tutto con più tranquillità». Durante il lockdown era Giuseppe a fare la spesa al supermercato. Ogni martedì, regola ferrea. La domenica, qui in via Buozzi, ha un po’ il sapore della nostalgia o della sospensione della paura. «Ma ci dispiace che i dipendenti debbano rinunciare a una giornata in famiglia», soggiunge Dina. Giovanni Mancino è categorico: «Sono anni che lo diciamo, anche i commessi hanno il diritto di godersi la domenica in pace, in famiglia. Noi passando di qui abbiamo visto che era aperto e siamo entrati». Verrebbe da obiettare che allora la popolazione in disaccordo potrebbe attivarsi boicottando gli acquisti, come del resto molti già fanno. Ma resterebbe un’azione locale e poco incisiva sulle decisioni della grande distribuzione organizzata, che comunque conterebbe su chi invece la domenica le compere le fa.

Gli indaffarati.

Un provvedimento utile, per Osvaldo Zangrando: «Durante la settimana ho da fare, e poi prima del lockdown la spesa di domenica la facevo piuttosto spesso». Del nuovo orario Ignazio Paparo ha saputo solo la sera prima. Subito ha colto l’occasione per dedicarsi con calma agli acquisti alimentari, senza fretta. Basta con le piccole provviste messe in borsa durante i ritagli di tempo della pausa pranzo. «Verrò anche le prossime domeniche», dice.

Giovani e famiglie.

La maggior parte degli intervistati però oppone alle ragioni della comodità quelle dei lavoratori della grande distribuzione. Antonella Mancuso pone l’accento su entrambi gli aspetti: «Non è una necessità, è una comodità. Per la possibilità di fare la spesa importante usando l’automobile, ad esempio. Ma sicuramente commessi e commesse non saranno felici di trovarsi in un centro commerciale anziché coi loro cari. Si potrebbe chiudere la domenica e i festivi e ampliare gli orari di apertura durante la settimana, o tenere aperto il sabato pomeriggio». Sulla stessa linea Cristina Degasperi: «Anch’io faccio i turni, quindi mi metto dalla parte dei lavoratori».

«Basta organizzarsi – interviene Mario Rossino – come abbiamo fatto durante il lockdown. Tra marzo e maggio io ho continuato a lavorare facendo la spesa ogni due settimane. Questa è una soluzione comoda, ma non la ritengo giusta per gli addetti del settore». Angela Polo e Piero Mazzurco spingono il carrello ancora vuoto verso l’entrata del supermercato, dove campeggia sgargiante la réclame dello sconto domenicale. Per loro è un’opportunità: i bambini sono dai nonni, durante la settimana si lavora, mettiamoci il risparmio... «Però, se le aperture domenicali non creano posti di lavoro, vanno rivisti i contratti dei lavoratori. Che non si tratti soltanto di pochi euro in più a fine mese».













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