Appalti truccati nella sanità: 7 indagati 

Indagine sulle forniture alle aziende sanitarie di Trento e di Bolzano. Coinvolti dirigenti, medici e imprenditori



TRENTO. Sono tornate, ma forse non se ne erano mai andate, le tangenti nella nostra regione. Lo dimostra l’inchiesta su gare d’appalto pilotate in cambio di mazzette. Questa l’ipotesi che sta alla base delle indagini della Procura di Trento sulle forniture di materiale e apparecchiature mediche alle Aziende sanitarie di Trento e Bolzano che vede indagate sette persone tra medici, dirigenti amministrativi e rappresentanti di aziende private. Nei giorni scorsi, gli uomini della squadra mobile di Trento e del nucleo regionale dei carabinieri del Noe hanno effettuato una trentina di perquisizioni sia nelle case degli indagati che nei loro uffici, anche all’Azienda sanitaria, sia in quella trentina che in quella altoatesina. Le indagini, coordinate dai pm Alessandra Liverani e Carmine Russo, hanno preso il via da vari spunti. Uno sarebbe collegato a una ditta coinvolta nell’inchiesta sugli appalti del San Raffaele di Milano. Le ipotesi di reato sono quelle di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione per atti contrari al proprio ufficio, alla turbativa d’asta e alla rivelazione di segreti. Le perquisizioni sono state effettuate anche fuori regione, presso le sedi delle ditte coinvolte e sono state precedute da mesi e mesi di intercettazioni telefoniche. Sotto la lente di ingrandimento anche la posizione di dirigenti dell’Azienda sanitaria. Gli inquirenti hanno anche acquisito carte nei loro uffici, oltre che supporto digitali e hard disk di computer. Dalle indagini è emerso un quadro frastagliato e variegato. Le ipotesi di reato riguardano episodi anche separati tra di loro. Si va dalle pure e semplici irregolarità formali a pesanti ipotesi di reato. In almeno un caso, appunto, ci sarebbe anche il sospetto di passaggio di denaro. Il condizionale è d’obbligo, dal momento che gli inquirenti hanno le bocche cucite e gli atti sono stati secretati. Adesso polizia e carabinieri del Noe stanno esaminando la copiosa documentazione sequestrata nelle perquisizioni. Da quanto emerge, sarebbero coinvolti dirigenti delle due aziende sanitarie. Gli appalti sotto la lente di ingrandimento riguardano soprattutto forniture di presidi medici ospedalieri. Si tratta di diverse gare dall’importo anche molto consistente e una di quelle considerate più importanti riguarderebbe proprio l’Alto Adige. Proprio il fatto che gli inquirenti stiano indagando anche per associazione a delinquere fa pensare al fatto che si ipotizzi l’esistenza di un vero e proprio sistema. Un’organizzazione che agiva per pilotare le gare delle due aziende sanitarie. Dalle indagini emerge anche che una delle persone che temeva di essere coinvolta, sospettando di essere oggetto di indagini, abbia anche cercato di bonificare il proprio ufficio tramite una app del telefonino. Un tentativo che non ha portato a nulla, però. Adesso le indagini vanno avanti. Al momento, non ci sono coinvolgimenti del livello politico, ma l’inchiesta si ferma ai livelli dirigenziali e amministrativi. Da verificare se il passaggio di denaro, quelle che in gergo vengono chiamate mazzette, si possa essere verificato solo in un caso o sia stato più frequente. Vista la gravità del reato, gli inquirenti vanno avanti con i piedi di piombo. Ma sembra che, 25 anni dopo, ci sia il ritorno di tangenti in regione. Da quanto si sa, l’episodio secretato dalla Procura riguarderebbe proprio una gara d’appalto in Alto Adige. Si tratta di gare per la fornitura di presìdi medici ospedalieri, per la fornitura e la manutenzione di apparecchiature e anche di arredi. A quanto pare, invece, non ci sono collegamenti con l’iter procedurale per il Not (Nuovo Ospedale Trento) e il nuovo polo sanitario trentino. Nella trentina di perquisizioni che sono state svolte la scorsa settimana sono stati acquisiti numerosi documenti, sia cartacei che digitali. Documenti che ora sono al vaglio degli inquirenti. Da verificare se ci saranno ampliamenti delle indagini a nuovi episodi e ad altre gare di appalto.

Bocche cucite, e non potrebbe essere altrimenti, all’Azienda Sanitaria altoatesina. Marco Cappello, direttore della ripartizione Legale e Affari Generali, responsabile della commissione disciplina e responsabile anche anticorruzione e per la trasparenza. Cappello non conferma e non smentisce perquisizioni negli uffici dell’azienda, ma si dice stupito degli esiti dell’inchiesta perché Trento, ancor più di Bolzano, ha un sistema di controlli incrociati interni e di regole rigidissime avanzatissimo, in grado di prevenire fenomeni di corruzione. «Siamo ancora a livello di ipotesi – spiega – ma se effettivamente confermati i risultati delle indagini si avrebbe la conferma che l’attenzione deve rimanere sempre altissima». Per quanto riguarda il filone altoatesino, però, Capello è assolutamente blindato. «Posso dire che, come in passato, abbiamo instaurato una stretta collaborazione con le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria – spiega – e continuiamo ad avere controlli. Se mi chiedete Se l’inchiesta avviata a Trento ha determinato indagini anche qui in Alto Adige, posso solo dire che c’è il segreto istruttorio»

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