il caso

Appiano, «trattoria chiusa per due multe in tre anni»

La dura presa di posizione di Priska Schenk che racconta l’ostilità di due vicini. «Una follia chiudere alle 21 ma ho accettato la clausola pur di lavorare»


di Alan Conti


APPIANO. «In tre anni due multe per 20 e 30 minuti  di ritardo. Per il Comune di Appiano sono sufficienti per chiudere un locale e lasciare senza lavoro 4 persone». Priska Schenk appoggia sul bancone della trattoria “Zum Schenk” di Frangarto un grosso quaderno ad anelli. Dentro ci sono, ordinate, decine di documenti a testimonianza di anni di battaglie: contro due “vicini di casa” e contro l’amministrazione.

Scontri che sono sfociati nella revoca della gestione della trattoria con una delibera comunale per le troppe irregolarità nel rispetto dell’orario di chiusura. Fissato alle 21. È qui, però, che Schenk pesca un estratto delle irregolarità stampato su carta intestata del Comune. Dal 2015 a oggi sono 4: il 14 luglio 2015 e il 6 luglio 2017 con sanzione amministrativa di 320 euro per, rispettivamente, 30 e 20 minuti di sforamento calcolando anche la mezz’ora di tolleranza.

Le altre due voci, il 4 e il 29 luglio 2015 sono semplici richiami senza multa. Da quando c’è stato il rinnovo della concessione dell’immobile a inizio 2017 tra Comune di Appiano e l’associazione “Kulturausschuss Frangarto” (che, a sua volta, subaffitta a Schenk) si registra una sola violazione. «È incredibile. Cosa succederebbe se a Bolzano chiudessero un locale per una sola sanzione in un anno? La rivoluzione. Qui pare normale».

Il dito della gestrice, che ha affidato tutto all’avvocato Cinzia Rubbo di Bolzano, è puntato contro due vicini. «Tutte le contestazioni passano da loro. Si recano regolarmente in Comune per contestarmi e se sbaglio di un minuto chiamano sempre le forze dell’ordine. Rispetto alla loro attività di monitoraggio una sola contestazione è quasi un miracolo». Molti altri residenti hanno espresso solidarietà alla gestione della trattoria. «Abbiamo avviato una raccolta firme per spostare l’orario di chiusura e l'hanno sottoscritta 500 persone. Contro due».

Già perché il vero nodo di tutta la vicenda è proprio la clausola contrattuale, sottoscritta da Schenk, che prevede la possibilità di aprire solo tra le 9 e le 21. «Ho dovuto accettarla per lavorare. Sono responsabile anche delle 3 persone che collaborano con me. Non ho mai smesso, però, di lottare per allargare l’orario almeno fino alle 22. D’altronde si comprende abbastanza velocemente come chiudere alle 21 sia un problema grande per una trattoria. Significa chiudere cucina e ordinazioni al massimo alle 20.15: quanti ristoranti lo fanno?».

Schenk si è appellata sia alla Provincia che al Comune: la prima non vuole intervenire su questioni interne alle amministrazioni comunali e il secondo ha acconsentito a patto di ricevere un documento sottoscritto dai residenti che dichiarano il loro appoggio.  Impossibile considerando i due vicini critici. «Con questa logica, inoltre, piazza Erbe a Bolzano non avrebbe più nemmeno un bar aperto alla sera». Sulla vicenda pesa come un macigno, infine, un ricorso alla Corte dei Conti presentato da Schenk contro il Comune. «Hanno pagato questo immobile 800 mila euro di soldi pubblici promettendo di utilizzarlo per l’interesse pubblico. Come mai, allora, l’amministrazione decide di limitarne le potenzialità con una clausola non necessaria e penalizzante dello stesso interesse pubblico che va solo a favore di due privati?».













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