consiglio provinciale 

Approvato il bilancio per il 2018 Toponimi, no agli estremismi

BOLZANO. Via libera al bilancio di previsione 2018 del consiglio provinciale e stop, in aula, al disegno di legge presentato da Andreas Pöder (BürgerUnion - Südtirol - Ladinien) sulla «toponomastica...



BOLZANO. Via libera al bilancio di previsione 2018 del consiglio provinciale e stop, in aula, al disegno di legge presentato da Andreas Pöder (BürgerUnion - Südtirol - Ladinien) sulla «toponomastica senza obbligo della bilinguità». Il documento, ha spiegato il presidente Roberto Bizzo, presenta per il 2018 entrate e spese per un ammontare di 12.906.896,44 euro, vale a dire 564.005,59 euro in più rispetto al bilancio di previsione assestato per l’esercizio finanziario 2017. I trasferimenti dalla Provincia avvengono in tre rate, ha spiegato il presidente, e la terza rata viene sempre rivista al ribasso: quest’anno però si dovrà chiedere qualcosa di più alla Provincia. Il documento contabile è stato approvato con 26 sì e 3 astensioni.

Tornando alla toponomastica Pöder ha ricordato che «si tratta di eliminare dallo Statuto l’obbligo di bilinguità dei toponimi: questo non impedirebbe di avere toponimi bilingui, ma, escludendo l’obbligo, darebbe certezza nell’applicazione della norma. Si tratta di un intervento semplice che forse proprio per questo non è ancora venuto in mente a nessuno». Favorevole Sven Knoll (Südtiroler Freiheit. Alessandro Urzì (L’Alto Adige nel cuore) ha annunciato voto contrario, sottolineando che all’approccio di Knoll sfugge la complessità del territorio altoatesino: si tratta di un atteggiamento contrario allo Statuto di autonomia, che induce a pensare che una maggioranza locale possa decidere su una minoranza. «Lo Statuto è un patto prima che una regola: non può una parte decidere da sola, bisogna cercare di capire l’identità dell’altro», così Urzì. Riccardo Dello Sbarba (Verdi) ha ritenuto che su questioni delicate come l’autonomia e la convivenza tra i gruppi «bisognerebbe andare con i piedi di piombo, mentre qui si opera con l’accetta». «L’imposizione di nomi italiani è stata un’ingiustizia storica, ma non bisogna dimenticare che in seguito all’uso tanti toponimi hanno assunto un’altra importanza: la soluzione da trovare è pragmatica, con lo spirito con cui si è governata questa terra, perché possa essere patria di tutti. Senza dimenticare, ma guardando in avanti», ha chiuso Kompatscher (Svp). Mozione respinta.













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