Areale, Podrecca striglia Comune e Provincia

Il progettista: Ferrovie bendisposte ma mancano project manager e piano finanziario


Davide Pasquali


BOLZANO. Il progetto embrionale per la risistemazione dell'areale ferroviario esiste e piace ai vertici tecnici delle Ferrovie, cui è stato presentato a Roma dal vincitore del concorso di idee, Boris Podrecca. L'architetto, ieri a Bolzano, ha strigliato il Comune. E oggi pungolerà i vertici di Arbo, la società dell'areale. «Prima di dare l'ok, Roma aspetta piano economico e project manager». Una tre giorni per dare una scossa al progetto dell'areale. In primavera si è dichiarato il vincitore, ma poi non è successo molto altro.

L'architetto viennese Boris Podrecca, mercoledì, ha incontrato i vertici tecnici delle Ferrovie, a Roma. Oggi incontrerà i consiglieri di amministrazione della società dell'areale, per sensibilizzarli sulla necessità di imprimere un'accelerata all'iter. Ieri invece si è svolta una conferenza di servizi per informare i tecnici comunali sul progetto di riqualificazione dell'areale e per costituire un primo tavolo di lavoro allargato che fungerà da supporto alla società Arbo, incaricata della gestione di tutta l'operazione. Ieri si è illustrata ai vertici tecnici comunali la genesi del progetto vincitore del concorso, quali ne saranno le ripercussioni sulla città e via discorrendo.

«Per questo gioco a scacchi - ha sostenuto l'architetto Podrecca - fra investitori, Provincia, Comune, Arbo e Ferrovie, la prima cosa che si deve mettere in campo è un project manager. Spero che Arbo lo capirà. Un project manager intelligente, carismatico, che sa molto di economia, che sa parlare con il politico e anche con noi progettisti». Il secondo aspetto fondamentale «è il controlling. Non è la stessa cosa. Cioè: è uno che praticamente quando gli si dice cos'è, quanto viene a costare, come sono i tempi, i parametri della costruzione, deve fare un po' il poliziotto, che abbia almeno la maturità e non sia sordo-muto. È questo il perno attorno al quale gira tutto».

Generalmente, ha sostenuto oltre, «questi grandi consorzi non lo capiscono molto bene. Di questo parleremo venerdì con il cda dell'Arbo. Bisognerà far capire loro che prima si deve mettere in piedi un'organizzazione come dico io, con queste centralità. Poi si deve cominciare a trattare del piano di attuazione, del progetto urbanistico, ma non solo. Non si tratta di chiudere prima con le Ferrovie senza portare avanti il resto; in contemporanea bisogna avere bene presente il progetto. Dobbiamo analizzare tutto anche dal punto di vista architettonico, comprese distanze, altezze e tutte queste cose indispensabili». Insomma, traducendo: al momento mancherebbe ancora la struttura per far partire l'operazione. Mentre, intanto, le Ferrovie sarebbero pronte a collaborare. Anzi.

«Nella capitale - racconta Podrecca - assieme ai vertici tecnici delle Ferrovie ho visitato Roma Tiburtina, il migliore esempio italiano di rivisitazione di una stazione. Nell'occasione ho illustrato il progetto dell'areale bolzanino, accolto con entusiasmo anche dal punto di vista estetico». Ovviamente, prima di partire o di dare l'ok, «le Ferrovie attendono un piano economico». L'Arbo dovrà dunque trovare il project manager e redigere un piano economico dettagliato, sulla base del quale le ferrovie prenderanno poi le loro decisioni. D'accordo l'assessore all'urbanistica Chiara Pasquali. «Dobbiamo avere la consapevolezza di un percorso che non rimanga poi solamente sulla carta. Il nostro vero interesse è che questa riconversione venga veramente realizzata. Quindi dobbiamo studiare la modalità esatta perché stia in piedi anche finanziariamente ed economicamente».

Secondo l'assessore, «la valutazione effettiva dei costi e di tutto il resto è fondamentale. L'obiettivo è chiaro. Altrettanto chiaro è che dobbiamo temporalizzarlo, arrivando a definire il percorso in maniera puntuale». Ora, «rimane il compito di organizzarsi. Occorre trovare delle persone di riferimento che si assumano la responsabilità di gestire l'operazione». Da oggi «cercheremo di premere perché questa grandissima possibilità per la città di Bolzano avvenga in tempi ragionevoli, perché questa è anche la sfida, dato che non possiamo trascinare la questione troppo a lungo». È la tempistica il vero, grande problema. Perché un conto è trasformare una porzione di città in un cantiere per dieci anni. Altro conto se diventano venti o anche di più.













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