BOLZANO

Arrestato in Sudan colonnello dell'Isis che visse a Bolzano

Abu Nassim raggiunse il fratello in Alto Adige: sarebbe l'ideatore degli attentati al Museo del Bardo e all'Hotel Imperial in Tunisia che uccisero 4 italiani


di Alan Conti


BOLZANO. Stavolta è davvero lui ad essere finito in manette. A Sirte di Moez in Sudan l'intelligence italiana ha arrestato Ben Abdelkader Fezzani, molto più conosciuto come Abu Nassim: colonnello dell'Isis e pedina centrale del terrorismo di matrice islamica con un passato da bolzanino. La notizia del suo fermo si era diffusa già lo scorso agosto, salvo scoprire in un secondo momento che si trattava di un carpentiere tunisino senza alcun legame con la figura di Abu Nassim.

Dal 1988 al 1997 Fezzani vive in Italia da uomo libero ed è proprio in quel periodo che arriva a Bolzano. Lo fa per raggiungere il fratello. “Ho vissuto a Milano, Napoli, Bolzano e in Valle d'Aosta” spiegò al gip meneghino Guido Salvini e al pm Elio Ramondini molti anni dopo. In quel peiodo viene anche fermato nel capoluogo altoatesino per alcuni reati legati al piccolo spaccio. “Non ero ancora un uomo pio” ammise davanti all'autorità giudiziaria. Quando visse in Alto Adige, dunque, non aveva ancora intrapreso il percorso di radicalizzazione. Da reclutatore e coordinatore dei mujaheddin addestrati all'uso delle armi ed alle azioni suicide, però, continuò a mantenere i suoi contatti italiani dal Pakistan. Non a caso il suo compito era quello di indottrinare proprio i mujaheddin in arrivo dall'Italia nel paese asiatico.

Una storia controversa quella di Abu Nassim che proprio in Italia diventa un affiliato del Gruppo Salafita, un'articolazione nata per la predicazione e il combattimento con ramificazioni in Germania, Inghilterra, Spagna, Belgio, Francia, Algeria, Pakistan, Afghanistan e Tunisia. E' quando lascia l'Italia, dunque, che comincia un percorso di islamizzazione profonda che lo porta a combattere in Siria con le truppe di Al Nousra, legate ad Al Qaeda, diventando un uomo di riferimento per Al Baghdadi. Gli Stati Uniti, però, riescono ad arrestarlo e trasferirlo nel carcere di Bagram in Afghanistan dove resta per sette anni e dove accuserà i militari americani di averlo torturato. Un periodo in cui l'Italia avvia una serie di negoziati con gli Usa per averlo in patria. Sarà poi un accordo tra Silvio Berlusconi e Barack Obama a riportarlo a Milano dove rilascerà le dichiarazioni riportate nell'interrogatorio.

La corte d'assise italiana, però, lo assolve nel 2012. Subito dopo arriva un provvedimento di espulsione in Tunisia che viene eseguita rendendo, però, vana la successiva condanna della corte d'appello. Durante il trasferimento a Malpensa si getta dall'auto a 90 chilometri orari minacciando gli agenti: “Sentirete ancora parlare di me”. Nel marzo 2015 viene considerato l'organizzatore degli attentati al Museo del Bardo e all'Hotel Imperial di Tunisi dove perdono la vita 19 persone tra cui 4 italiani. Di fatto veniva considerato latitante dal nostro Paese. Ora non più.













Altre notizie

Attualità