Artioli e la Lega modello Tosi: «Anche qui serve una lista civica»

La leader del Carroccio: dobbiamo convincere anche gli ex Dc o Pdl che non amano il nostro simbolo. «Il centrodestra? Guardate come ci ha ridotto col “qui siamo in Italia”. Noi interetnici, altro che Verdi»


di Marco Rizza


BOLZANO. Il modello è Tosi, il trionfante sindaco veronese. Lui ha confermato «che la gente vota le persone per quello che fanno, e non il simbolo». Lui, con Maroni, ha dimostrato «che i politici non sono tutti uguali». Ed è stato lui, infine, il motivo di una litigata con Bossi, il padre nobile: «Eravamo a Monaco a cena. Bossi voleva stoppare la lista civica di Tosi, io ho detto che sarebbe stata una follia, lui me ne ha urlate di tutti i colori. Ma avevo ragione io». Non si può dire che Elena Artioli, consigliera provinciale e segretaria della Lega Nord, nasconda le sue simpatie.

Se la gente vota i politici per quello che hanno fatto, perché dovrebbero rivotare lei nel 2013?

Perché in consiglio la mia è la voce più forte nel denunciare gli sprechi e nel controllare la giunta. Non sono ogni giorno sui giornali? Significherà qualcosa, no? E poi perché la Lega è l’unico movimento territoriale in Alto Adige. Diciamo: basta divisioni, uniamo i tre gruppi e pensiamo alla nostra terra insieme. Le risulta che ci siano altri partiti così?

I Verdi, per dire.

Macché. I Verdi li voti solo se sei un ambientalista. E l’interetnicità l’hanno abbandonata da tempo. Vedete Verdi interetnici, voi? Noi siamo interetnici.

Per anni la Lega ha urlato «Roma ladrona». Poi si è scoperto che anche sopra il Po le cose non andavano benissimo. Lei che ne pensa?

Ho vissuto malissimo quella situazione, sono stati i due mesi politicamente peggiori della mia vita. Il nostro lavoro distrutto da cose che nemmeno sapevamo... Stavo per lasciare, mi ha convinto solo l’affetto dei militanti, sono stati meravigliosi. Ora si ricomincia.

È vero che pensa a una lista civica?

Dipenderà tutto dalla legge elettorale. Credo che, come ha mostrato Tosi, serva una civica accanto alla Lega per farci votare anche da ex democristiani o ex pidiellini o elettori tedeschi che non si riconoscono nel simbolo del Carroccio ma sostengono le nostre idee.

A proposito di ex pidiellini, la Lega nel resto d’Italia era una delle colonne del centrodestra, qui si smarca spesso...

Noi non siamo né di destra né di sinistra ma territoriali. Loro non so cosa vogliano fare nella vita. Si è visto come ci hanno rappresentato in passato col «qui siamo in Italia»: siamo spariti dalla vita pubblica.

Siamo?

Io mi sono dichiarata italiana, anche se sono mistilingue.

Già, la prima italiana nella Svp. La imbarazza, oggi, quel passato nella Stella Alpina?

Macché, ne sono orgogliosa. Ho imparato da tutte le esperienze fatte finora. Ho rotto con la Svp quando non mi ha candidato alle provinciali perché italiana. Non lo perdono ai dirigenti, che vogliono sostituirsi all’elettorato.

In aula capita che lei si scontri con Durnwalder, fuori i toni sono, diciamo così, diversi. Quale è la verità?

Stimo moltissimo Durnwalder, non nego che spesso gli chiedo consigli su come muovermi in politica. Averlo è una fortuna per l’Alto Adige, è assurdo che non si ricandidi.

Preoccupata per la concorrenza dei grillini?

Dilettanti allo sbaraglio. A Parma non riescono a fare la giunta! Mi chiedo come si possa pensare di fare il sindaco senza nessuna esperienza politica. Io nel 2005 non me lo sarei nemmeno sognato.

Perché, ora invece sì?

Adesso avrei l’esperienza per fare il sindaco di Bolzano. Sarebbe un onore. Con l’attuale costellazione politica una mia elezione oggi non sarebbe possibile, ma chissà in futuro.

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